Le abbiamo proposto questa intervista dopo quella al
senatore Russo autore dell’emendamento al Senato che sdemanializza il Porto
Vecchio.
Lei si è ritrovato nella veste di Sindaco ad amministrare
l’emendamento e quindi dal giorno dopo a mettere in moto la macchina
burocratica amministrativa per gestire l’emendamento Russo. Adesso dopo il
cambio alla guida del Comune sulla stampa locale sono uscite dichiarazioni del
senatore rispetto ad un immobilismo sulla sdemanializzazione stessa.
Dichiarazioni che in qualche modo riguardano anche la Giunta precedente e
quindi la giunta Cosolini.
Non ci interessano i risvolti politici. Noi abbiamo interesse a capire assieme ai
nostri lettori le questioni del Porto vecchio con il metodo delle domande e seguiremo
la scaletta delle domande che abbiamo rivolto nella nostra intervista al sen.
Russo. A questo punto le spetta una considerazione iniziale o introduttiva e
poi passeremo ad analizzare i vari punti.
I tre commi dell’articolo
inserito nel maxi emendamento alla legge di Stabilità hanno una loro
costruzione logica chiara. Il 618 affida al Commissario di Governo , previo
accordo con Regione e Comune, il trasferimento del punto franco in altre aree
di sviluppo portuale. Il 619 recita che
in conseguenza di ciò le aree vengono sdemanializzate e poi il Comune aliena
queste aree e trasferisce i proventi all’Autorità Portuale
LEGGI DI SEGUITO L'INTERVISTA COMPLETA
LEGGI DI SEGUITO L'INTERVISTA COMPLETA
Se seguiamo l’applicazione
dei tre commi ci accorgiamo che nell’anno e mezzo a seguire il percorso è stato
non solo logico ma mi permetto di definirlo accelerato.
Dopo due mesi
dall’approvazione dell’emendamento si insedia Zeno D’Agostino come commissario
straordinario : febbraio
2015. Visti i rapporti non facili con la precedente presidente dell’APT Marina
Monassi sul Porto Vecchio è chiaro che il lavoro vero può iniziare solo con
D’Agostino.
Il primo atto necessario
per qualsiasi passaggio successivo lo
realizziamo ad aprile 2015
con la firma della divisione tra le aree sdemanializzate e quelle che rimangono
demaniali. Quella divisione viene sancita due mesi dopo al 9 luglio con la firma di
un accordo tra Regione, Comune, APT, Capitaneria di Porto, Provveditorato alle
opere pubbliche e Agenzia del Demanio.
Tempo record per la premessa necessaria.
Dal 9 luglio
può iniziare l’applicazione del primo comma 618 e il Commissario del Governo,
sentita l’APT, può dare l’avvio al trasferimento del Punto Franco trovata anche
l’intesa con Regione e Comune. E qui vanno precisate le date che sono
importanti proprio quando si parla di immobilismo e di lentezza. La proposta di
intesa parte dal Commissario di Governo
al 21 dicembre 2015, noi del Comune rispondiamo all’11 gennaio 2016 e a seguire
la risposta della Regione permette di chiudere il cerchio e il trasferimento
del Punto Franco viene emanato il 26 gennaio 2016.
E’ a questo punto, non si poteva farlo prima,
che inizia la pratica per l’iscrizione al Libro Fondiario, procedura che come
ha confermato il sindaco Dipiazza è in corso e dovrebbe chiudersi entro
dicembre 2016.
Qualcuno dice che
l’incarico all’advisor, dato a metà del 2015, poteva essere dato prima. Prima
era necessaria la certezza sulla divisione tra aree sdemanializzate e quelle
che rimangono al Demanio. Anche tutta la procedura per l’attribuzione
dell’incarico all’Advisor si è risolta in tempi stretti. (vedi video sull’immobilismo)
Poi rimane la questione
della costituzione della società che potrebbe gestire l’operazione.
Costutuzione che presentava la stessa esigenza di avere dei passi precedenti
risolti e definiti.
Ma magari di questo ne parliamo alla fine. Se posso
permettermi un commento mi sembra che come cronaca dell’immobilismo è ricca di
appuntamenti.
2) Avete definito il valore delle aree e degli immobili che poi sarà il Comune a mettere in vendita ?
2) Avete definito il valore delle aree e degli immobili che poi sarà il Comune a mettere in vendita ?
Non esiste una stima
ufficiale e definita di quelle aree fatta negli anni scorsi. L’Agenzia del
Demanio ha dato la sua disponibilità a dare un supporto tecnico per la stima
complessiva dell’area. Stima che come dite voi è un aspetto fondamentale quando
il Comune si appresta a dare attuazione al comma 619. Che debba vendere o
debba locare? A questo proposito c’è
stato un approfondimento tecnico del termine alienazione e quindi possiamo dire
che “alienazione” può essere sia la vendita, sia la locazione. L’ipotesi più
realistica è quella di vendere una parte e locare un’altra.
Quando parla di locazione intende un affitto ?
Si , affittare, un
contratto di affitto a tutti gli effetti.
4) Ora per poter vendere
quelle aree il Comune deve diventare proprietario a tutti gli effetti e qui
scatta l’operazione di intavolazione e scattano anche i costi della procedura.
L’emendamento non prevede indennizzi al Comune per le spese sostenute ed è
netto sul fatto che tutto il ricavato delle eventuali vendite andrà
all’Autorità Portuale. Quindi il Comune metterà nel suo bilancio queste
proprietà, spenderà i soldi dei contribuenti per entrarne in possesso e poi
verserà tutti i ricavati all’APT. Questo metodo come regge dal punto di vista delle
spese e ricavi del comune in particolare ?
La lettura del comma 619
lascia intuire ma non esplicita quella che deve essere la corretta costruzione
dell’operazione. E’ il plusvalore della vendita, quindi la differenza tra il
valore della vendita e i costi che il Comune ha sostenuto che potrà essere
versato alla APT. Altrimenti questa operazione paradossalmente impoverirebbe il
Comune di Trieste. E’ uno dei temi del tavolo tecnico a cui anche nel mio ruolo
attuale ho suggerito di portare questo tema. Se il Comune vende a 100 ma ha
speso 20 verserà all’APT 80. I tre commi dell’emendamento seppure importanti
non hanno risolto tutte le questioni e considerare semplici questi argomenti
finisce per allontanare la soluzione dei problemi.
I beni, una volta che sono sdemanializzati, vanno poi
inseriti nel bilancio comunale ?
Certamente
5) Analogo ragionamento
va fatto per quanto riguarda gli investimenti che il pubblico – Comune o anche
i 50 milioni del Ministero dei Beni Culturali – farà per rendere conveniente
l’acquisto delle aree da parte dei privati. Anche qui soldi pubblici che a fine
operazione andranno nelle casse dell’Autorità portuale. Riconosciamo che
l’emendamento prevede che l’APT investirà questi ricavi nel potenziamento del
Porto nuovo e quindi i soldi troveranno un impiego produttivo ma rimangono
alcune zone oscure in questi passaggi. Cosa succederà se poi non ci saranno
acquirenti o se vendendo a prezzo di mercato si tratterà di una svendita? Questi
50 milioni secondo Russo sono l’1% dell’investimento.
Diciamo che probabilmente
questi 50 milioni non sono l’1% perché penso che si possa fare tutto con meno
di 5 miliardi e contemporaneamente questo dei 50 milioni non è un investimento
pubblico sufficiente. Esiste una nota tecnica dei dirigenti che si sono
avvicendati sulla complessità di questa operazione e che io ho suggerito di
portare al tavolo tecnico nazionale della prossima settimana.
Per quanto riguarda i 50
milioni la quota parte di queste risorse che dovessero finire per un grande insediamento
pubblico ( personalmente io ci credo a un grande Museo del Mare ) si tratta di
un investimento pubblico su un bene pubblico. E’ chiaro che se si usano parte
di quei soldi per un intervento di urbanizzazione che creano i servizi per zone
che verranno poi alienate questo non può che portare ad una valorizzazione
dell’immobile e quindi ad un beneficio quando lo vendi.
6) Le chiedo un giudizio rapido sulle aree. Tutti i
sostenitori dell’iniziativa parlando della possibilità
di realizzare un recupero del porto vecchio simile a quello di altre città come
Amburgo, Genova e Barcellona citano i 650.000 metri quadrati come una grande
opportunità. Gli esempi relativi alle altre città hanno dimensioni demografiche
e contesti territoriali con cui interagiscono economicamente molto più grandi.
Quindi bilanci cittadini più ricchi. Poi le dimensioni effettive delle aree
recuperate sono più piccole. Lei è certo che una grande area sia un vantaggio o
che l’ampiezza della zona da ristrutturare sarà un problema perché serviranno
tanti più soldi ?
Io la considero una grande
opportunità, ma a differenza di chi facilita troppo questa cosa - qualcuno ha
anche detto il giorno che l’area è sdemanializzata il progetto è bancabile - ,
io la considero una operazione di grande complessità e spiego perché:
Le città porto che sono
state citate hanno una realtà urbana di qualche milione di abitanti e porti
vecchi in alcuni casi più piccoli di portovecchio di Trieste. Quindi noi
avevamo un equilibrio tra la massa critica potenziale che gravita su una
operazione di questo tipo : come utenti, come investitori, come lavoratori ,
come residenti di un certo tipo …. Mentre qui abbiamo il paradosso di una città
di 205.000 abitanti con un calo demografico costante da trent’anni a questa
parte e un porto vecchio che agli inizi del ‘900 era uno dei più grandi porti
del mondo. Quindi qua sta l’originalità del caso triestino e se vogliamo una
delle domande da fare all’advisor. Perché se la decisione spetta alla politica
è anche vero che tale decisione va presa servendosi di indagini di mercato e si
tratta di capire come attirare interessi attorno al porto vecchio. Altrimenti
per riempire il porto vecchio svuotiamo la città. Se la vuotiamo di negozi, di
ristoranti, di uffici e di abitazioni sempre la vuotiamo. Quindi il tema vero e
la sfida non facile, che io non ho mai sottovalutato, è come si crea un bacino
di interesse di qualche milione di persone attorno al Portovecchio di Trieste ?
7) L’area del PV è
regolata dal Piano generale del Porto che dovrà essere integrato nel Piano
Regolatore Comunale quando ci sarà il passaggio della proprietà. A quel punto,
visti anche i discorsi sulla necessità di inserire una parte residenziale per
non avere un deserto notturno, andranno riviste le destinazioni d’uso? Quali
conseguenze sui tempi? Quale imprenditore investe oggi senza certezza di
procedure e di tempi?
Presentato lo studio,
fatta la indispensabile (a mio parere) vera consultazione pubblica e quindi
redatta la stesura finale a quel punto ci sarà la decisione politica. Saranno
disponibili tutti gli elementi per sapere a quali condizioni l’area va sul
mercato. Quali condizioni e come attuarle dipende allora dalla autorità
politica. Se Il Comune di Trieste in quanto proprietario ( sentiti anche gli
altri soggetti ) decide che deve esserci una quota residenziale sarà lo stesso
Comune a fare una variante al Piano Regolatore per andare sul mercato. Se la
decisione politica è chiara non dovrebbe comportare un allungamento dei tempi in
quanto la variante può andare avanti, si tratta come negli altri casi ( vedi
Marsiglia ) di adeguare gli strumenti a ciò che si vuole ottenere.
8) I cinquanta milioni
stanziati dal Ministero dei beni Culturali, vista l’origine dei fondi – la
cultura - , hanno condizionato le possibili scelte della nuova amministrazione
comunale. Quindi la realizzazione di un Attrattore Culturale Transfrontaliero è
quasi un obbligo per ricevere i finanziamenti.
Il sindaco Dipiazza ha affermato in conferenza stampa che se tutti i 50 milioni fossero stati dati per le infrastrutture ovviamente il progetto sarebbe stato diverso. Lei crede che i 16,5 milioni saranno sufficienti per l’illuminazione, gli insediamenti nuovi annunciati in questi giorni nel magazzino 26 e la nuova strada “dorsale” lungo tutto il PV ?
Il sindaco Dipiazza ha affermato in conferenza stampa che se tutti i 50 milioni fossero stati dati per le infrastrutture ovviamente il progetto sarebbe stato diverso. Lei crede che i 16,5 milioni saranno sufficienti per l’illuminazione, gli insediamenti nuovi annunciati in questi giorni nel magazzino 26 e la nuova strada “dorsale” lungo tutto il PV ?
Due considerazioni da fare
la prima politica e la seconda economica.
L’amministrazione precedente pensava che un grande polmone culturale sia
strategico per quell’area: un Museo del Mare che rappresentasse la grande
storia di questa città.
Il secondo motivo è che gli autobus si prendono quando
passano e allora se in quel momento passa il miliardo del riparto dei fondi di
sviluppo e coesione del Ministero dei Beni Culturali tu sali su quell’autobus,
se invece ti metti ad aspettare un altro autobus rischi di arrivare tardi
all’appuntamento. Le risposte sono queste due.
Lei prima ha parlato della possibilità per queste aree
di diventare bancabili, il che vuol dire che valgono in banca come “garanzia”
per ottenere prestiti e finanziamenti in genere.
Io prima ho parlato di
bancabilità dicendo che è semplificatorio dire che una volta che sia stato sdemanializzato Porto vecchio è bancabile.
Infatti in questi anni in diverse interviste il cav. Maneschi
afferma che le concessioni che lui ha ricevuto seppure novantanovennali non
sono bancabili …..
Partiamo dalla domanda. A
chi spetta l’urbanizzazione ? E’ molto semplice. Se la fa il pubblico il
privato poi deve pagare gli oneri di urbanizzazione. Se le fa il privato
evidentemente gli vengono scomputati gli oneri. Queste sono cose che si
risolvono con un patto.
Difatti c’era un patto
all’epoca che poi è stato superato dalla situazione sopraggiunta. Il patto
prevedeva che il Comune non chiedeva gli oneri di urbanizzazione perché l’area
veniva urbanizzata attraverso un’intesa tra il concessionario Greensisam e
l’autorità Portuale.
La fase nuova che è sopraggiunta ha tendenzialmente
trasformato la concessione novantennale in un analogo diritto d’uso, di fatto
in una locazione non essendo più un bene demaniale. Quando il Comune diventerà
proprietario dell’area è chiaro che Greensisam avrà la facoltà di poter
richiedere di acquistare nel caso che il problema per gli investitori sia la
differenza tra un diritto d’uso lunghissimo e una proprietà totale. Maneschi mi
aveva preannunciato la richiesta di poter acquistare. Se un ente pubblico vuole
vendere, deve vendere attivando le procedure di evidenza pubblica ma è
altrettanto chiaro che chiunque volesse comprare quell’area ha comunque a che
fare con un soggetto che ha diritto su quell’area per più di novant’anni.
Quindi di fatto …
…la concessione del 2004 era un diritto di prelazione…
Si esattamente. Io ho
fatto tutto il possibile per evitare che si arrivasse alla scadenza del
permesso a costruire, ma il risultato di giugno non mi ha aiutato, perché la
consideravo una sconfitta per tutti.
Una sconfitta per
Greensisam, una sconfitta per il Comune e fin quando ho avuto la possibilità
fino alla fine di aprile inizi di maggio ho cercato anche con un tavolo tecnico
di evitare che si arrivasse a questa scadenza.
Greensisam ha scelto di
non ritirare il permesso a costruire perché riteneva che in assenza delle
urbanizzazioni, in una situazione cambiata dall’emendamento, quel permesso non
avesse più senso in quanto rilasciato in base ad una istruttoria relativa ad
una situazione precedente al dicembre 2014 e il Comune di Trieste in presenza
di un non ritiro del permesso è obbligato a revocarlo. Diciamo che secondo me
si sarebbe dovuta evitare questa situazione e io consiglierei di mettere
nuovamente i soggetti attorno ad un tavolo.
10) L’investitore mette
i suoi soldi per ricavare un profitto. Questo varia a seconda degli
insediamenti che siano produttivi, residenziali, museali, ecc. Si è parlato di
spiaggia a Barcola, ma possiamo lasciar perdere perché Barcola non è Porto
vecchio, ma si è parlato di un parco urbano. Un parco urbano dovrebbe avere un
alto biglietto d’ingresso per garantire alti profitti agli investitori. Un
parco urbano sul modello di Central Park a New York dovrebbe avere anche i
grattacieli e i colossi finanziari che vi operano per valorizzare l’area?
Restiamo dentro al porto
vecchio lasciando fuori la spiaggia che meriterebbe un approfondimento. Io ho
sempre pensato che una operazione di questo tipo sta in piedi se c’è un mix di
interesse pubblico e privato.
Questa operazione non sta in piedi se si pensa solo a servizi pubblici perché non ci saranno mai i quattrini per poterlo fare e rimarrà tutto velleitario. Ma questa operazione non sta in piedi neppure se diventa una pura e semplice privatizzazione speculativa dell’area.
Quindi credo alle scelte politiche nel ventaglio dei temi che l’indagine dell’advisor potrà proporre. Io ero entusiasta di questa sfida ma consapevolmente anche spaventato da questa sfida. La capacità della politica è quella di scegliere nello schema proposto dall’advisor - cosa ci va di pubblico, perché l’area deve essere viva, vissuta, partecipata, dev’essere una identificazione della città ? E cosa ci va del privato perché il conto torni ? Non è un’operazione facile ma è l’operazione necessaria.
Questa operazione non sta in piedi se si pensa solo a servizi pubblici perché non ci saranno mai i quattrini per poterlo fare e rimarrà tutto velleitario. Ma questa operazione non sta in piedi neppure se diventa una pura e semplice privatizzazione speculativa dell’area.
Quindi credo alle scelte politiche nel ventaglio dei temi che l’indagine dell’advisor potrà proporre. Io ero entusiasta di questa sfida ma consapevolmente anche spaventato da questa sfida. La capacità della politica è quella di scegliere nello schema proposto dall’advisor - cosa ci va di pubblico, perché l’area deve essere viva, vissuta, partecipata, dev’essere una identificazione della città ? E cosa ci va del privato perché il conto torni ? Non è un’operazione facile ma è l’operazione necessaria.
12) A quale soggetto
spetta la definizione del progetto conclusivo che armonizzi le scelte comunali,
culturali, dell’APT che rimane a gestire l’area demaniale della banchina e
della costa ? Quale autorità stabilirà ad esempio le compatibilità tra il progetto
di una stazione marittima per navi da crociera all’Adriaterminal con il
progetto complessivo ? A chi spetta redigere il piano complessivo sul Porto
vecchio ? Quale il ruolo dell’Advisor ?
Chi decide in ultima
analisi ? Per le grandi decisioni non può che essere il proprietario, che è un
soggetto pubblico. Che poi ci possa essere una strumentazione, guardiamo al
caso di Amburgo, Marsiglia, che passa attraverso una società veicolo è una questione che abbiamo posto anche
all’advisor che cita infatti alcuni modelli o possibili soluzioni perché è una
decisione che bisogna prendere.
E’ sbagliato dire che una
società pubblica poteva già essere fatta e spiego banalmente perché. Perché
quando si intende questo tipo di società normalmente non si intende una società
che ti da i servizi ( la consulenza di promozione, la commercializzazione ,
l’assistenza tecnica : per questo basterebbe fare una gara e ci sono i privati
che fanno questo mestiere meglio dei pubblici di solito ) ma si intende una
società veicolo che diventa proprietaria dell’area. Una società a cui il Comune
conferisce il patrimonio e ciò vuol dire che se ci sono altri soci pubblici
dovranno mettere equity corrispondenti alla percentuale di valore rispetto al
patrimonio che il Comune mette formando quindi un capitale sociale.
E’ la cosa
che mi aveva detto Cantone, visto che è stato citato Cantone quando è venuto a
Trieste nel 2015, lui mi aveva detto che serve una società pubblica perchè
questo garantisce poi il controllo pubblico ma è anche il posto dove si mette
il patrimonio. Altrimenti ogni decisione sul patrimonio deve passare per il
Consiglio comunale e diventerebbe ingestibile. Se la società è questa perché
non si poteva fare prima ?
Per una ragione molto semplice: il Comune non è
ancora proprietario dell’area e quindi non può conferire una cosa che non è di
sua proprietà. Non sarebbe stato responsabile portare in Consiglio comunale una
decisione di questo tipo prima di aver fatto un lavoro istruttorio adeguato.
Sarà nei prossimi mesi che si dovrà decidere se costituire una società con
queste caratteristiche e nel caso conferire il patrimonio del Porto Vecchio.
13) A questo punto io dovrei farLe alcune domande di
politica ma la politica a questo punto sulle grandi linee sembra tutta
d’accordo. Nel senso che Lei consapevole delle difficoltà dell’operazione ci ha
lavorato con impegno e difende il suo operato, il nuovo sindaco Dipiazza invita
ad accantonare le polemiche e che bisogna lavorare tutti assieme per la
riuscita dell’operazione, il senatore Russo – autore dell’emendamento si mette
a disposizione per trovare i rimanenti 5 miliardi meno i cinquanta già
stanziati.
Quindi le domande di politica che posso farle riguardano i meccanismi della politica e in questo caso l’impatto che possono avere i cittadini e i movimenti sulle scelte. C’è stato in questi anni una costante mobilitazione per il riuso del porto vecchio, convegni, marce fino alle porte qualche volta aperte e qualche volta chiuse del porto vecchio, i primi progetto datano la fine del secolo precedente.
C’è stato negli ultimi anni un ritorno da fiume carsico di argomenti legati all’indipendentismo triestino, vedi allegato VIII e Porto Franco Internazionale.
C’è stato un picco di mobilitazione nel settembre 2013 con la
manifestazione degli ottomila. Queste mobilitazioni e queste notizie provenienti da Trieste hanno spinto ad esempio l’emendamento Russo nelle stanze romane ? Ad esempio il trasferimento dei punti franchi su indicazione dell’APT è una risposta alle istanze degli indipendentisti ?
Quindi le domande di politica che posso farle riguardano i meccanismi della politica e in questo caso l’impatto che possono avere i cittadini e i movimenti sulle scelte. C’è stato in questi anni una costante mobilitazione per il riuso del porto vecchio, convegni, marce fino alle porte qualche volta aperte e qualche volta chiuse del porto vecchio, i primi progetto datano la fine del secolo precedente.
C’è stato negli ultimi anni un ritorno da fiume carsico di argomenti legati all’indipendentismo triestino, vedi allegato VIII e Porto Franco Internazionale.
C’è stato un picco di mobilitazione nel settembre 2013 con la
manifestazione degli ottomila. Queste mobilitazioni e queste notizie provenienti da Trieste hanno spinto ad esempio l’emendamento Russo nelle stanze romane ? Ad esempio il trasferimento dei punti franchi su indicazione dell’APT è una risposta alle istanze degli indipendentisti ?
Io credo che l’emendamento
passa a fine 2014, dando il merito al senatore Russo che si è adoperato al
Senato, perché negli anni precedenti non c’erano le condizioni politiche. Un
tentativo era stato fatto a fine 2012 da tre parlamentari in presenza di un
governo Monti traballante e quindi in assenza di un interlocutore forte la
squadra composta da Russo , Rosato, Serracchiani e dall’allora sindaco Cosolini
non ha potuto interagire.
La questione dell’indipendentismo tra le varie
ragioni nel 2013 in particolare contesta la responsabilità a tutti i politici
di non valorizzare la risorsa del porto e le sue particolarità Tant’è che con
l’arrivo a Trieste di Zeno D’Agostino e di Mario Sommariva e senza mitizzare ma
l’inizio di un lavoro serio sul porto in qualche maniera contribuisce ad
attenuare questa spinta.
Ad esempio il
Coordinamento Lavoratori Portuali che era una delle espressioni di questo
movimento autonomista ed era in una posizione direi molto dura, oggi come oggi
ha trovato un interlocutore con cui dialoga e con cui collabora. Le condizioni
di lavoro nel porto sono migliorate. I portuali andavano a marciare con gli
indipendentisti non perché volessero il Territorio Libero ma perché volevano
certezza del proprio posto di lavoro, della qualità del posto di lavoro, e
magari rimpiangevano le condizioni in cui i loro genitori avevano fatto i
portuali trent’anni fa. Questo è secondo me il dato vero.
Le faccio una domanda netta: “ Non è che qualcuno dei
politici approfittando dei titoli sui giornali, ottomila in piazza, è andato a
Roma a dire che bisognava risolvere presto questa faccenda e avete utilizzato
anche questa spinta che arrivava da una parte della cittadinanza..?
Onestamente no. No… anche
perché tra le altre cose c’è una grande distanza ; la grande marcia è del
settembre 2013 . Era da poco costituito il governo Letta e poi ci sarà la
famosa vicenda del “ Stai sereno Letta “ e poi all’inizio del 2014 cambia lo
scenario. C’era piuttosto la sensazione che la sdemanializzazione avrebbe
alzato la tensione sociale viste le posizioni molto dure sul porto vecchio
degli indipendentisti all’epoca. C’è stato anche qualche episodio da questo
punto di vista.
Non voglio dire che eravate d’accordo ma i politici possono
aver utilizzato questa spinta contraria per accelerare i tempi.
14) C’è un’altra dichiarazione interessante in questo
senso del luglio di quest’anno che poi è rimasta ferma. La dichiarazione della
presidente della regione FVG Serracchiani , immediatamente dopo la
dichiarazione di Renzi sulla possibilità dopo Brexit di realizzare delle NoTax
Area in Italia. La presidente Serracchiani ha proposto l’obiettivo della NOTAX
AREA per Trieste perché a Trieste l’abbiamo già pronta e si chiama Porto Franco
Internazionale. Anche in questo caso la politica utilizza una spinta che proviene
da chi la contesta….
Io appartengo a un’altra
storia della politica e quindi sono per dire diamo attuazione al Punto Franco.
La maggior attuazione possibile per gli strumenti e le opportunità che il Punto
Franco può dare. Mi pare che un certo lavoro da questo punto di vista grazie
anche a D’Agostino e Sommariva e gli operatori si stia facendo. Io sono portato
a dire che quel regime di punto franco serve alle operazioni portuali ed è
stato creato perché il porto di Trieste sia un porto di libero accesso per
tutti gli stati firmatari del Trattato. Quello è lo strumento da valorizzare,
poi tutto quello che la città potrà portare a casa in termini di benefici sarà
ben accetto.
Il dato concreto che certificherà la valorizzazione dei
punti franchi sarà poi l’approvazione del decreto/i attuativi, questo è ciò che
tuttora manca.. E’ una scadenza e una approvazione necessarie ancora in agenda.
Dicono che il decreto attuativo sia da mesi sulla scrivania del Ministro
Delrio.
E’ un decreto che dovrà
essere approvato. Tenendo però presente che la legge 84 recita che si provvede
con decreti attuativi all’organizzazione amministrativa del regime di punto
franco. Il che fa pensare che il decreto attuativo deve dire chi fa cosa ? e chi risponde di cosa ?
più che scoprire benefici in più di
quelli che sono già scoperti.
Sappiamo che viviamo in
una fase in cui ottenere benefici fiscali in più se non hai grandissime ragioni
e motivazioni non è facile per due ordini di motivi
PRIMO: la concorrenza
interna cioè altre aree del paese che chiederebbero di essere ammesse ai
benefici e ce ne sono di aree che stanno peggio di Trieste e della Venezia
Giulia
SECONDO l’atteggiamento
contrario dell’Unione Europea nei confronti delle politiche di forte
agevolazione territoriale dal punto di vista della detassazione. Credo che non
sia il caso di farsi illusioni e cercare di usare il più possibile quello che
si ha.
NOTA DI FAQ TRIESTE :
Abbiamo ovviamente adattato le domande a
Roberto Cosolini rispetto all’intervista con il sen. Russo ma abbiamo lasciato
la numerazione delle domande quando coincidevano quasi completamente con la
precedente intervista sul Porto vecchio per facilitare la vostra ricerca e
poter facilmente confrontare le risposte.
Nessun commento:
Posta un commento