lunedì 26 settembre 2016

FAQ TRIESTE INTERVISTA ROBERTO COSOLINI SULLA SDEMANIALIZZAZIONE DEL PORTO VECCHIO












Le abbiamo proposto questa intervista dopo quella al senatore Russo autore dell’emendamento al Senato che sdemanializza il Porto Vecchio. 

Lei si è ritrovato nella veste di Sindaco ad amministrare l’emendamento e quindi dal giorno dopo a mettere in moto la macchina burocratica amministrativa per gestire l’emendamento Russo. Adesso dopo il cambio alla guida del Comune sulla stampa locale sono uscite dichiarazioni del senatore rispetto ad un immobilismo sulla sdemanializzazione stessa. Dichiarazioni che in qualche modo riguardano anche la Giunta precedente e quindi la giunta Cosolini.

Non ci interessano i risvolti politici.  Noi abbiamo interesse a capire assieme ai nostri lettori le questioni del Porto vecchio con il metodo delle domande e seguiremo la scaletta delle domande che abbiamo rivolto nella nostra intervista al sen. Russo. A questo punto le spetta una considerazione iniziale o introduttiva e poi passeremo ad analizzare i vari punti.



I tre commi dell’articolo inserito nel maxi emendamento alla legge di Stabilità hanno una loro costruzione logica chiara. Il 618 affida al Commissario di Governo , previo accordo con Regione e Comune, il trasferimento del punto franco in altre aree di sviluppo portuale.  Il 619 recita che in conseguenza di ciò le aree vengono sdemanializzate e poi il Comune aliena queste aree e trasferisce i proventi all’Autorità Portuale

LEGGI DI SEGUITO L'INTERVISTA COMPLETA 


Se seguiamo l’applicazione dei tre commi ci accorgiamo che nell’anno e mezzo a seguire il percorso è stato non solo logico ma mi permetto di definirlo accelerato.

Dopo due mesi dall’approvazione dell’emendamento si insedia Zeno D’Agostino come commissario straordinario : febbraio 2015. Visti i rapporti non facili con la precedente presidente dell’APT Marina Monassi sul Porto Vecchio è chiaro che il lavoro vero può iniziare solo con D’Agostino.

Il primo atto necessario per qualsiasi passaggio successivo  lo realizziamo ad aprile 2015 con la firma della divisione tra le aree sdemanializzate e quelle che rimangono demaniali. Quella divisione viene sancita due mesi dopo al 9 luglio con la firma di un accordo tra Regione, Comune, APT, Capitaneria di Porto, Provveditorato alle opere pubbliche e  Agenzia del Demanio. Tempo record per la premessa necessaria.

Dal 9 luglio può iniziare l’applicazione del primo comma 618 e il Commissario del Governo, sentita l’APT, può dare l’avvio al trasferimento del Punto Franco trovata anche l’intesa con Regione e Comune. E qui vanno precisate le date che sono importanti proprio quando si parla di immobilismo e di lentezza. La proposta di intesa  parte dal Commissario di Governo al 21 dicembre 2015, noi del Comune rispondiamo all’11 gennaio 2016 e a seguire la risposta della Regione permette di chiudere il cerchio e il trasferimento del Punto Franco viene emanato il 26 gennaio 2016. 

E’ a questo punto, non si poteva farlo prima, che inizia la pratica per l’iscrizione al Libro Fondiario, procedura che come ha confermato il sindaco Dipiazza è in corso e dovrebbe chiudersi entro dicembre 2016.

Qualcuno dice che l’incarico all’advisor, dato a metà del 2015, poteva essere dato prima. Prima era necessaria la certezza sulla divisione tra aree sdemanializzate e quelle che rimangono al Demanio. Anche tutta la procedura per l’attribuzione dell’incarico all’Advisor si è risolta in tempi stretti. (vedi video sull’immobilismo)
Poi rimane la questione della costituzione della società che potrebbe gestire l’operazione. Costutuzione che presentava la stessa esigenza di avere dei passi precedenti risolti e definiti.

Ma magari di questo ne parliamo alla fine. Se posso permettermi un commento mi sembra che come cronaca dell’immobilismo è ricca di appuntamenti. 

2) Avete definito  il valore delle aree e degli immobili che poi sarà il Comune a mettere in vendita ?

Non esiste una stima ufficiale e definita di quelle aree fatta negli anni scorsi. L’Agenzia del Demanio ha dato la sua disponibilità a dare un supporto tecnico per la stima complessiva dell’area. Stima che come dite voi è un aspetto fondamentale quando il Comune si appresta a dare attuazione al comma 619. Che debba vendere o debba  locare? A questo proposito c’è stato un approfondimento tecnico del termine alienazione e quindi possiamo dire che “alienazione” può essere sia la vendita, sia la locazione. L’ipotesi più realistica è quella di vendere una parte e locare un’altra.

Quando parla di locazione intende un affitto ?
Si , affittare, un contratto di affitto a tutti gli effetti.

4) Ora per poter vendere quelle aree il Comune deve diventare proprietario a tutti gli effetti e qui scatta l’operazione di intavolazione e scattano anche i costi della procedura. L’emendamento non prevede indennizzi al Comune per le spese sostenute ed è netto sul fatto che tutto il ricavato delle eventuali vendite andrà all’Autorità Portuale. Quindi il Comune metterà nel suo bilancio queste proprietà, spenderà i soldi dei contribuenti per entrarne in possesso e poi verserà tutti i ricavati all’APT. Questo metodo come regge dal punto di vista delle spese e ricavi del comune in particolare ?

La lettura del comma 619 lascia intuire ma non esplicita quella che deve essere la corretta costruzione dell’operazione. E’ il plusvalore della vendita, quindi la differenza tra il valore della vendita e i costi che il Comune ha sostenuto che potrà essere versato alla APT. Altrimenti questa operazione paradossalmente impoverirebbe il Comune di Trieste. E’ uno dei temi del tavolo tecnico a cui anche nel mio ruolo attuale ho suggerito di portare questo tema. Se il Comune vende a 100 ma ha speso 20 verserà all’APT 80. I tre commi dell’emendamento seppure importanti non hanno risolto tutte le questioni e considerare semplici questi argomenti finisce per allontanare la soluzione dei problemi.

I beni, una volta che sono sdemanializzati, vanno poi inseriti nel bilancio comunale ?
Certamente

5) Analogo ragionamento va fatto per quanto riguarda gli investimenti che il pubblico – Comune o anche i 50 milioni del Ministero dei Beni Culturali – farà per rendere conveniente l’acquisto delle aree da parte dei privati. Anche qui soldi pubblici che a fine operazione andranno nelle casse dell’Autorità portuale. Riconosciamo che l’emendamento prevede che l’APT investirà questi ricavi nel potenziamento del Porto nuovo e quindi i soldi troveranno un impiego produttivo ma rimangono alcune zone oscure in questi passaggi. Cosa succederà se poi non ci saranno acquirenti o se vendendo a prezzo di mercato si tratterà di una svendita? Questi 50 milioni secondo Russo sono l’1% dell’investimento.

Diciamo che probabilmente questi 50 milioni non sono l’1% perché penso che si possa fare tutto con meno di 5 miliardi e contemporaneamente questo dei 50 milioni non è un investimento pubblico sufficiente. Esiste una nota tecnica dei dirigenti che si sono avvicendati sulla complessità di questa operazione e che io ho suggerito di portare al tavolo tecnico nazionale della prossima settimana.
Per quanto riguarda i 50 milioni la quota parte di queste risorse che dovessero finire per un grande insediamento pubblico ( personalmente io ci credo a un grande Museo del Mare ) si tratta di un investimento pubblico su un bene pubblico. E’ chiaro che se si usano parte di quei soldi per un intervento di urbanizzazione che creano i servizi per zone che verranno poi alienate questo non può che portare ad una valorizzazione dell’immobile e quindi ad un beneficio quando lo vendi.

6) Le chiedo un giudizio rapido sulle aree. Tutti i sostenitori dell’iniziativa parlando della possibilità di realizzare un recupero del porto vecchio simile a quello di altre città come Amburgo, Genova e Barcellona citano i 650.000 metri quadrati come una grande opportunità. Gli esempi relativi alle altre città hanno dimensioni demografiche e contesti territoriali con cui interagiscono economicamente molto più grandi. Quindi bilanci cittadini più ricchi. Poi le dimensioni effettive delle aree recuperate sono più piccole. Lei è certo che una grande area sia un vantaggio o che l’ampiezza della zona da ristrutturare sarà un problema perché serviranno tanti più soldi ?

Io la considero una grande opportunità, ma a differenza di chi facilita troppo questa cosa - qualcuno ha anche detto il giorno che l’area è sdemanializzata il progetto è bancabile - , io la considero una operazione di grande complessità e spiego perché:

Le città porto che sono state citate hanno una realtà urbana di qualche milione di abitanti e porti vecchi in alcuni casi più piccoli di portovecchio di Trieste. Quindi noi avevamo un equilibrio tra la massa critica potenziale che gravita su una operazione di questo tipo : come utenti, come investitori, come lavoratori , come residenti di un certo tipo …. Mentre qui abbiamo il paradosso di una città di 205.000 abitanti con un calo demografico costante da trent’anni a questa parte e un porto vecchio che agli inizi del ‘900 era uno dei più grandi porti del mondo. Quindi qua sta l’originalità del caso triestino e se vogliamo una delle domande da fare all’advisor. Perché se la decisione spetta alla politica è anche vero che tale decisione va presa servendosi di indagini di mercato e si tratta di capire come attirare interessi attorno al porto vecchio. Altrimenti per riempire il porto vecchio svuotiamo la città. Se la vuotiamo di negozi, di ristoranti, di uffici e di abitazioni sempre la vuotiamo. Quindi il tema vero e la sfida non facile, che io non ho mai sottovalutato, è come si crea un bacino di interesse di qualche milione di persone attorno al Portovecchio di Trieste ?

7) L’area del PV è regolata dal Piano generale del Porto che dovrà essere integrato nel Piano Regolatore Comunale quando ci sarà il passaggio della proprietà. A quel punto, visti anche i discorsi sulla necessità di inserire una parte residenziale per non avere un deserto notturno, andranno riviste le destinazioni d’uso? Quali conseguenze sui tempi? Quale imprenditore investe oggi senza certezza di procedure e di tempi?

Presentato lo studio, fatta la indispensabile (a mio parere) vera consultazione pubblica e quindi redatta la stesura finale a quel punto ci sarà la decisione politica. Saranno disponibili tutti gli elementi per sapere a quali condizioni l’area va sul mercato. Quali condizioni e come attuarle dipende allora dalla autorità politica. Se Il Comune di Trieste in quanto proprietario ( sentiti anche gli altri soggetti ) decide che deve esserci una quota residenziale sarà lo stesso Comune a fare una variante al Piano Regolatore per andare sul mercato. Se la decisione politica è chiara non dovrebbe comportare un allungamento dei tempi in quanto la variante può andare avanti, si tratta come negli altri casi ( vedi Marsiglia ) di adeguare gli strumenti a ciò che si vuole ottenere.

8) I cinquanta milioni stanziati dal Ministero dei beni Culturali, vista l’origine dei fondi – la cultura - , hanno condizionato le possibili scelte della nuova amministrazione comunale. Quindi la realizzazione di un Attrattore Culturale Transfrontaliero è quasi un obbligo per ricevere i finanziamenti. 

Il sindaco Dipiazza ha affermato in conferenza stampa che se tutti i 50 milioni fossero stati dati per le infrastrutture ovviamente il progetto sarebbe stato diverso. Lei crede che i 16,5 milioni saranno sufficienti per l’illuminazione, gli insediamenti nuovi annunciati in questi giorni nel magazzino 26 e la nuova strada “dorsale” lungo tutto il PV ?

Due considerazioni da fare la prima politica e la seconda economica.  L’amministrazione precedente pensava che un grande polmone culturale sia strategico per quell’area: un Museo del Mare che rappresentasse la grande storia di questa città. 

Il secondo motivo è che gli autobus si prendono quando passano e allora se in quel momento passa il miliardo del riparto dei fondi di sviluppo e coesione del Ministero dei Beni Culturali tu sali su quell’autobus, se invece ti metti ad aspettare un altro autobus rischi di arrivare tardi all’appuntamento. Le risposte sono queste due.

Lei prima ha parlato della possibilità per queste aree di diventare bancabili, il che vuol dire che valgono in banca come “garanzia” per ottenere prestiti e finanziamenti in genere.

Io prima ho parlato di bancabilità dicendo che è semplificatorio dire che una volta che sia stato sdemanializzato Porto vecchio è bancabile.

Infatti in  questi anni in diverse interviste il cav. Maneschi afferma che le concessioni che lui ha ricevuto seppure novantanovennali non sono bancabili …..
Partiamo dalla domanda. A chi spetta l’urbanizzazione ? E’ molto semplice. Se la fa il pubblico il privato poi deve pagare gli oneri di urbanizzazione. Se le fa il privato evidentemente gli vengono scomputati gli oneri. Queste sono cose che si risolvono con un patto.

Difatti c’era un patto all’epoca che poi è stato superato dalla situazione sopraggiunta. Il patto prevedeva che il Comune non chiedeva gli oneri di urbanizzazione perché l’area veniva urbanizzata attraverso un’intesa tra il concessionario Greensisam e l’autorità Portuale.

 La fase nuova che è sopraggiunta ha tendenzialmente trasformato la concessione novantennale in un analogo diritto d’uso, di fatto in una locazione non essendo più un bene demaniale. Quando il Comune diventerà proprietario dell’area è chiaro che Greensisam avrà la facoltà di poter richiedere di acquistare nel caso che il problema per gli investitori sia la differenza tra un diritto d’uso lunghissimo e una proprietà totale. Maneschi mi aveva preannunciato la richiesta di poter acquistare. Se un ente pubblico vuole vendere, deve vendere attivando le procedure di evidenza pubblica ma è altrettanto chiaro che chiunque volesse comprare quell’area ha comunque a che fare con un soggetto che ha diritto su quell’area per più di novant’anni. Quindi di fatto …

…la concessione del 2004 era un diritto di prelazione…

Si esattamente. Io ho fatto tutto il possibile per evitare che si arrivasse alla scadenza del permesso a costruire, ma il risultato di giugno non mi ha aiutato, perché la consideravo una sconfitta per tutti.

Una sconfitta per Greensisam, una sconfitta per il Comune e fin quando ho avuto la possibilità fino alla fine di aprile inizi di maggio ho cercato anche con un tavolo tecnico di evitare che si arrivasse a questa scadenza.

Greensisam ha scelto di non ritirare il permesso a costruire perché riteneva che in assenza delle urbanizzazioni, in una situazione cambiata dall’emendamento, quel permesso non avesse più senso in quanto rilasciato in base ad una istruttoria relativa ad una situazione precedente al dicembre 2014 e il Comune di Trieste in presenza di un non ritiro del permesso è obbligato a revocarlo. Diciamo che secondo me si sarebbe dovuta evitare questa situazione e io consiglierei di mettere nuovamente i soggetti attorno ad un tavolo.

10) L’investitore mette i suoi soldi per ricavare un profitto. Questo varia a seconda degli insediamenti che siano produttivi, residenziali, museali, ecc. Si è parlato di spiaggia a Barcola, ma possiamo lasciar perdere perché Barcola non è Porto vecchio, ma si è parlato di un parco urbano. Un parco urbano dovrebbe avere un alto biglietto d’ingresso per garantire alti profitti agli investitori. Un parco urbano sul modello di Central Park a New York dovrebbe avere anche i grattacieli e i colossi finanziari che vi operano per valorizzare l’area?

Restiamo dentro al porto vecchio lasciando fuori la spiaggia che meriterebbe un approfondimento. Io ho sempre pensato che una operazione di questo tipo sta in piedi se c’è un mix di interesse pubblico e privato. 

Questa operazione non sta in piedi se si pensa solo a servizi pubblici perché non ci saranno mai i quattrini per poterlo fare e rimarrà tutto velleitario. Ma questa operazione non sta in piedi neppure se diventa una pura e semplice privatizzazione speculativa dell’area. 

Quindi credo alle scelte politiche nel ventaglio dei temi che l’indagine dell’advisor potrà proporre. Io ero entusiasta di questa sfida ma consapevolmente anche spaventato da questa sfida. La capacità della politica è quella di scegliere nello schema proposto dall’advisor  - cosa ci va di pubblico, perché l’area deve essere viva, vissuta, partecipata, dev’essere una identificazione della città ? E cosa ci va del privato perché il conto torni ? Non è un’operazione facile ma è l’operazione necessaria.

12) A quale soggetto spetta la definizione del progetto conclusivo che armonizzi le scelte comunali, culturali, dell’APT che rimane a gestire l’area demaniale della banchina e della costa ? Quale autorità stabilirà ad esempio le compatibilità tra il progetto di una stazione marittima per navi da crociera all’Adriaterminal con il progetto complessivo ? A chi spetta redigere il piano complessivo sul Porto vecchio ? Quale il ruolo dell’Advisor ?

Chi decide in ultima analisi ? Per le grandi decisioni non può che essere il proprietario, che è un soggetto pubblico. Che poi ci possa essere una strumentazione, guardiamo al caso di Amburgo, Marsiglia, che passa attraverso una società veicolo  è una questione che abbiamo posto anche all’advisor che cita infatti alcuni modelli o possibili soluzioni perché è una decisione che bisogna prendere.

E’ sbagliato dire che una società pubblica poteva già essere fatta e spiego banalmente perché. Perché quando si intende questo tipo di società normalmente non si intende una società che ti da i servizi ( la consulenza di promozione, la commercializzazione , l’assistenza tecnica : per questo basterebbe fare una gara e ci sono i privati che fanno questo mestiere meglio dei pubblici di solito ) ma si intende una società veicolo che diventa proprietaria dell’area. Una società a cui il Comune conferisce il patrimonio e ciò vuol dire che se ci sono altri soci pubblici dovranno mettere equity corrispondenti alla percentuale di valore rispetto al patrimonio che il Comune mette formando quindi un capitale sociale. 

E’ la cosa che mi aveva detto Cantone, visto che è stato citato Cantone quando è venuto a Trieste nel 2015, lui mi aveva detto che serve una società pubblica perchè questo garantisce poi il controllo pubblico ma è anche il posto dove si mette il patrimonio. Altrimenti ogni decisione sul patrimonio deve passare per il Consiglio comunale e diventerebbe ingestibile. Se la società è questa perché non si poteva fare prima ? 

Per una ragione molto semplice: il Comune non è ancora proprietario dell’area e quindi non può conferire una cosa che non è di sua proprietà. Non sarebbe stato responsabile portare in Consiglio comunale una decisione di questo tipo prima di aver fatto un lavoro istruttorio adeguato. Sarà nei prossimi mesi che si dovrà decidere se costituire una società con queste caratteristiche e nel caso conferire il patrimonio del Porto Vecchio.

13) A questo punto io dovrei farLe alcune domande di politica ma la politica a questo punto sulle grandi linee sembra tutta d’accordo. Nel senso che Lei consapevole delle difficoltà dell’operazione ci ha lavorato con impegno e difende il suo operato, il nuovo sindaco Dipiazza invita ad accantonare le polemiche e che bisogna lavorare tutti assieme per la riuscita dell’operazione, il senatore Russo – autore dell’emendamento si mette a disposizione per trovare i rimanenti 5 miliardi meno i cinquanta già stanziati. 

Quindi le domande di politica che posso farle riguardano i meccanismi della politica e in questo caso l’impatto che possono avere i cittadini e i movimenti sulle scelte. C’è stato in questi anni una costante mobilitazione per il riuso del porto vecchio, convegni, marce fino alle porte qualche volta aperte e qualche volta chiuse del porto vecchio, i primi progetto datano la fine del secolo precedente. 

C’è stato negli ultimi anni un ritorno da fiume carsico di argomenti legati all’indipendentismo triestino, vedi allegato VIII e Porto Franco Internazionale. 

C’è stato un picco di mobilitazione nel settembre 2013 con la

manifestazione degli ottomila. Queste mobilitazioni e queste notizie provenienti da Trieste hanno spinto ad esempio l’emendamento Russo nelle stanze romane ? Ad esempio il trasferimento dei punti franchi su indicazione dell’APT è una risposta alle istanze degli indipendentisti ?

Io credo che l’emendamento passa a fine 2014, dando il merito al senatore Russo che si è adoperato al Senato, perché negli anni precedenti non c’erano le condizioni politiche. Un tentativo era stato fatto a fine 2012 da tre parlamentari in presenza di un governo Monti traballante e quindi in assenza di un interlocutore forte la squadra composta da Russo , Rosato, Serracchiani e dall’allora sindaco Cosolini non ha potuto interagire. 

La questione dell’indipendentismo tra le varie ragioni nel 2013 in particolare contesta la responsabilità a tutti i politici di non valorizzare la risorsa del porto e le sue particolarità Tant’è che con l’arrivo a Trieste di Zeno D’Agostino e di Mario Sommariva e senza mitizzare ma l’inizio di un lavoro serio sul porto in qualche maniera contribuisce ad attenuare questa spinta.

Ad esempio il Coordinamento Lavoratori Portuali che era una delle espressioni di questo movimento autonomista ed era in una posizione direi molto dura, oggi come oggi ha trovato un interlocutore con cui dialoga e con cui collabora. Le condizioni di lavoro nel porto sono migliorate. I portuali andavano a marciare con gli indipendentisti non perché volessero il Territorio Libero ma perché volevano certezza del proprio posto di lavoro, della qualità del posto di lavoro, e magari rimpiangevano le condizioni in cui i loro genitori avevano fatto i portuali trent’anni fa. Questo è secondo me il dato vero.

Le faccio una domanda netta: “ Non è che qualcuno dei politici approfittando dei titoli sui giornali, ottomila in piazza, è andato a Roma a dire che bisognava risolvere presto questa faccenda e avete utilizzato anche questa spinta che arrivava da una parte della cittadinanza..?

Onestamente no. No… anche perché tra le altre cose c’è una grande distanza ; la grande marcia è del settembre 2013 . Era da poco costituito il governo Letta e poi ci sarà la famosa vicenda del “ Stai sereno Letta “ e poi all’inizio del 2014 cambia lo scenario. C’era piuttosto la sensazione che la sdemanializzazione avrebbe alzato la tensione sociale viste le posizioni molto dure sul porto vecchio degli indipendentisti all’epoca. C’è stato anche qualche episodio da questo punto di vista.

Non voglio dire che eravate d’accordo ma i politici possono aver utilizzato questa spinta contraria per accelerare i tempi.

14) C’è un’altra dichiarazione interessante in questo senso del luglio di quest’anno che poi è rimasta ferma. La dichiarazione della presidente della regione FVG Serracchiani , immediatamente dopo la dichiarazione di Renzi sulla possibilità dopo Brexit di realizzare delle NoTax Area in Italia. La presidente Serracchiani ha proposto l’obiettivo della NOTAX AREA per Trieste perché a Trieste l’abbiamo già pronta e si chiama Porto Franco Internazionale. Anche in questo caso la politica utilizza una spinta che proviene da chi la contesta….

Io appartengo a un’altra storia della politica e quindi sono per dire diamo attuazione al Punto Franco. La maggior attuazione possibile per gli strumenti e le opportunità che il Punto Franco può dare. Mi pare che un certo lavoro da questo punto di vista grazie anche a D’Agostino e Sommariva e gli operatori si stia facendo. Io sono portato a dire che quel regime di punto franco serve alle operazioni portuali ed è stato creato perché il porto di Trieste sia un porto di libero accesso per tutti gli stati firmatari del Trattato. Quello è lo strumento da valorizzare, poi tutto quello che la città potrà portare a casa in termini di benefici sarà ben accetto.

Il dato concreto che certificherà la valorizzazione dei punti franchi sarà poi l’approvazione del decreto/i attuativi, questo è ciò che tuttora manca.. E’ una scadenza e una approvazione necessarie ancora in agenda. Dicono che il decreto attuativo sia da mesi sulla scrivania del Ministro Delrio.

E’ un decreto che dovrà essere approvato. Tenendo però presente che la legge 84 recita che si provvede con decreti attuativi all’organizzazione amministrativa del regime di punto franco. Il che fa pensare che il decreto attuativo deve dire chi fa cosa ? e chi risponde di cosa ? più che scoprire benefici in  più di quelli che sono già scoperti.
Sappiamo che viviamo in una fase in cui ottenere benefici fiscali in più se non hai grandissime ragioni e motivazioni non è facile per due ordini di motivi 

PRIMO: la concorrenza interna cioè altre aree del paese che chiederebbero di essere ammesse ai benefici e ce ne sono di aree che stanno peggio di Trieste e della Venezia Giulia

SECONDO l’atteggiamento contrario dell’Unione Europea nei confronti delle politiche di forte agevolazione territoriale dal punto di vista della detassazione. Credo che non sia il caso di farsi illusioni e cercare di usare il più possibile quello che si ha.


NOTA DI FAQ TRIESTE : Abbiamo ovviamente adattato le domande a Roberto Cosolini rispetto all’intervista con il sen. Russo ma abbiamo lasciato la numerazione delle domande quando coincidevano quasi completamente con la precedente intervista sul Porto vecchio per facilitare la vostra ricerca e poter facilmente confrontare le risposte.



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