venerdì 3 febbraio 2017

IL PORTO DI TRIESTE E LA VIA DELLA SETA CINESE - PRIMORSKI DNEVIK

Il Primorski dnvenik ha dedicato quasi l’intera pagina di apertura della Cronaca di Trieste (pag. 3 di martedì 31.01.2017) al convegno promossa da Limes Club in collaborazione con la Libreria Einaudi.

Tutti e tre gli articoli e l’intervista a Lucio Caracciolo sono firmati da Aljoša Fonda, giovane (37 anni) redattore del Pd.




TRIESTE – Alla Stazione Marittima grande interesse per l’incontro sugli investimenti cinesi

IL PORTO DI TRIESTE CERCA LA DIREZIONE GIUSTA SULLA NUOVA VIA DELLA SETA

L’incontro di ieri promosso alla Stazione Marittima sulle nuove vie della seta cinesi e sul possibile coinvolgimento del Porto di Trieste è stato oggetto di grande interesse, infatti buona parte del pubblico ha ascoltato in piedi gli interventi degli oratori in una stracolma sala grande. L’ospite principale della serata, organizzata dal centro culturale gesuita Veritas e dal Limes Club triestino in collaborazione con la Libreria Einaudi, è stato il direttore responsabile della rivista Limes, Lucio Caracciolo. Oltre a lui sono intervenuti il presidente del sistema dei porti adriatici orientali Zeno D’Agostino ed il presidente dell’associazione spedizionieri del Porto di Trieste Stefano Visintin. Ha moderato l’incontro il direttore del Centro Veritas Luciano Larivera.




         Caracciolo ha descritto gli imponenti progetti di infrastrutture denominati vie della seta dal governo cinese: con la costruzione di ferrovie, strade e porti intendono collegare gli spazi sconfinati dell’eurasia. Il modello economico cinese è in crisi, ed a tutto ciò contribuiscono diversi fattori: la corruzione, la sovraproduzione (soprattutto nell’industria pesante, che necessita di nuovi mercati), gravi problemi ecologici, enormi differenze tra le città ultramoderne e le periferie sottosviluppate del paese. La crescita economica ha subito un forte rallentamento. Xi Jimping “il leader cinese più forte dopo Mao”, ha abbandonato il basso profilo ed imboccato la via della politica aggressiva infarcita di nazionalismo.

         Le vie della seta assorbiranno trilioni di dollari. I cinesi hanno istituito un fondo di investimenti internazionale – la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), che al momento si avvale della collaborazione di 56 paesi: tra questi non ci sono gli USA, vi sono però i loro stretti alleati europei. Vi sono molte nuove vie della seta: una porta alla Russia attraverso la Mongolia, un'altra conduce all’Asia Centrale, un’altra ancora attraversa la Turchia e l’Iran, la quarta passa dal Mar Rosso al Mediterraneo. 

E proprio quest’ultima è interessante per l’Italia e Trieste. “Tempo fa i cinesi hanno visitato il porto di Taranto: il sindaco non si è degnato di riceverli e la logistica di basso livello li ha fatti desistere. A Venezia parlano di grandi progetti, ma siamo ancora alle chicchiere. L’Italia interessa ai cinesi, ma hanno osservato che da noi è difficile che qualcosa venga attuato o compiuto”, ha commentato Caracciolo. Nel frattempo hanno investito in Grecia nel porto del Pireo, che ha però un enorme difetto: le merci devono passare attraverso i Balcani, che hanno pessime infrastrutture e sono politicamente instabili. 

“Per molto tempo sono stati gli americani a decidere per noi. A Trump non interessa l’Europa, mentre sul versante delle relazioni tra USA e Cina potrebbe scoppiare una grave crisi. Per questo bisogna riflettere con la propria testa L’Italia è debole e deve cominciare a guardare a mercati più distanti: abbiamo i mezzi, ma dobbiamo sapere, cosa vogliamo”, ha concluso l’oratore.
         
Zeno D’Agostino ha concordato che l’Italia non riuscirà a tener testa alle sfide se rimarrà priva di una visione di sviluppo. Per quanto riguarda Trieste ha affermato di non essere interessato ad un mero aumento del numero di container: “Non voglio attirare ed aumentare traffici ad ogni costo, se i container non apportano anche un valore aggiunto. L’aumento dei traffici in transito per me non è interessante. Trieste può invitare i cinesi ed offrire qualcosa in più: i punti franchi, dove è possibile anche lavorare e trasformare le merci, produrre. E’ così che la cosa può diventare interessante. “ Dice di aver imparato molto dagli interlocutori cinesi. Tra l’altro anche che non sono interessati solo a dazi doganali inferiori. “Loro vogliono venire in Italia per una questione di immagine, per i brand presenti. Quindi, se parliamo solo di attività portuali, Trieste forse non rappresenta la soluzione migliore. Se invece vogliamo creare qualcosa di più, abbiamo buone carte da giocare.”
         
Era d’accordo anche Stefano Visintin, che ha descritto dettagliatamente i vantaggi dei punti franchi triestini (ovvero del punto franco internazionale sancito dal Trattato di Parigi), sia nel settore delle operazione doganali che in altri procedimenti. E’ però convinto che i cinesi intendano utilizzare l’Adriatico per “chiudere il corridoio “ verso Mosca, alla quale conducono altre vie della seta terrestri.
                                                                                                   Aljoša Fonda   


                                                                                                                         
CONVERSAZIONE – Il direttore responsabile di Limes Lucio Caracciolo sulle vie della seta

“I cinesi non investono ancora in Italia anche a causa del nostro disinteresse”
Lucio Caracciolo, fondatore e direttore responsabile della rivista di questioni geopolitiche Limes, è abbastanza critico nei confronti dell’indecisione e inefficacia dell’approccio italiano riguardo le opportunità rappresentate dalla Cina. “Nei colloqui con i cinesi si percepisce da un lato un grande interesse per l’Italia, dall’altro anche un forte senso di delusione, perché hanno compreso che alle belle parole degli italiani non seguono i fatti”, dice.

La Cina guarda con interesse all’Europa: come potrebbero inserirsi Trieste e l’alto Adriatico nei suoi assi commerciali e che cosa potrebbe offrire questa parte d’Europa agli investitori cinesi?
“Le vie della seta sono progetti infrastrutturali di ampio respiro, con i quali vorrebbero strutturare i collegamenti tra Cina ed Estremo Oriente e l’Europa. Questi assi passano anche attraverso il mediterraneo e quindi interessano anche l’Italia. O almeno così dovrebbe essere, se ci doteremo di infrastrutture adeguate. Dobbiamo saper attirare ed accogliere investimenti stranieri, soprattutto cinesi, migliorare attraverso tali investimenti i nostri porti, i retro porti ed i collegamenti ferroviari. Così potremo aggiungere al vantaggio costituito dalla nostra posizione geografica (vicinanza al Canale di Suez) anche reali vantaggi economici. Finora non siamo stati capaci di concretizzare tutto ciò.

I cinesi stanno già investendo in europa, ad esempio sulla penisola balcanica. L’Italia non appare  in forte ritardo?
Indubbiamente, infatti non disponiamo di informazioni su eventuali investimenti cinesi nelle infrastrutture italiane. Sembra che i cinesi abbiano depennato dal proprio elenco alcuni porti anche a causa del nostro scarso interesse. Questo ci reca esclusivamente danno. Se a questo aggiungiamo le invidie e le gelosie proprie del localpatriottismo di alcuni porti italiani  possiamo dire che il quadro complessivo non appare molto incoraggiante.

Il nuovo presidente americano Donald Trump intende ostacolare gli scambi commerciali tra USA ed Asia. Questa strategia potrebbe rivelarsi utile all’Europa, se parte di questi traffici si “rivolgerebbero” a noi?
Credo non vi sia alcun collegamento diretto. Le barriere protezionistiche alla fine causeranno problemi a tutti, anche a noi. Se ciascuno deciderà di tutelarsi dietro ad un muro, non arriveremo lontano. (af)
  


TRIESTE – Il Progetto
Un settore speciale nel punto franco?
La Camera di Commercio giuliana e la sezione triestina della’associazione World Trade Center stanno predisponendo un progetto per la costituzione di un settore speciale (o specifico – n.d.t.) all’interno dei punti franchi del Porto o di Porto Vecchio, nel quale costruire un magazzino, una sala espositiva ed uffici. In tale settore potrebbero aprire i propri uffici di rappresentanza molte imprese di stati extra UE e soprattutto dell’Estremo Oriente. La proposta è stata illustrata dal Presidente della CdC Antonio Paoletti e del WTC triestino Enrico Samer, che presenteranno il progetto all’assemblea mondiale di WTC che avrà luogo ad inizio aprile a Las Vegas.


ROMA – Preparativi per la visita ufficiale a Pechino
In Cina vanno Genova e Trieste
Il sindaco di Venezia infuriato con il ministro

Il governo italiano sta predisponendo una visita ufficiale in Cina, ed in grande stile, infatti della missione dovrebbe far parte anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al centro dei colloqui tra il ministro italiano per le infrastrutture Graziano Delrio ed i rappresentanti del governo cinese dovrebbero esserci anche i porti e gli investimenti cinesi alle infrastrutture sulle cosiddette vie della seta. Ancora prima della visita ufficiale però dovrebbe aver luogo, a fine febbraio, un incontro dei presidenti dei porti di Genova e Trieste con i partner cinesi. La notizia, confermata anche al convegno di ieri da Zeno D’Agostino, secondo il Corriere del Veneto (inserto del Corriere della Sera) ha fatto infuriare il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha manifestato tutta la propria delusione via twitter: “Così non va, Graziano Delrio. La via cinese taglia fuori Venezia ed il suo porto? Vi sembra logico?” (af)

1 commento:

  1. Potenziamento infrastrutturale della Portualità Triestina e le Nuove Vie della Seta.

    Sarebbe sperabile che il Presidente dell'Autorità del Sistema Portuale dell'Adriatico Orientale Zeno D'Agostino cestini "la deprecabile linea di pensiero" che ha purtroppo caratterizzato negativamente il nostro recente passato, linea che contemplava che le nuove infrastrutture per Porti e Tracciati Ferroviari si debbano realizzare soltanto in presenza dei traffici esistenti e non in previsione di una sensibile futura crescita degli stessi, sottovalutando forse il fatto che ci vorrebbero dei decenni per adeguare alle attuali e future esigenze dei mercati le obsolete architetture infrastrutturale dei nostri Scali e Collegamenti Ferroviari, opere che risalgono in buona parte a poco meno di un secolo fa e realizzate per assecondare quelle che erano le molto diverse necessità gestionali relative alla Logistica di Porto e Retroporto.

    Quindi penso sia condivisibile l'affermazione che se non saremo in grado di materializzare una radicale inversione di tendenza rispetto al passato, non credo sia il caso di farsi molte illusioni sulle nostre capacità di poter sfruttare le quasi 4.000 miglia di vantaggio nei confronti della Portualità Nord Europea in merito ai Traffici delle merci relative ai notevoli volumi dell'interscambio Euro Asiatico, in quanto saremmo purtroppo come il pescatore che vorrebbe prendere il pesce ma non si è procurato la lenza giusta, o il contadino che vorrebbe raccogliere i frutti ma non ha ne arato ne seminato il campo.

    Brunello Zanitti Giuliano

    Ulteriori riflessioni ed immagini si possono trovare sfogliando il mio Sito al capitolo "Attività Emporiali" http://sceltemancate.trieste.it

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