Il
Primorski dnvenik ha dedicato quasi l’intera pagina di apertura della Cronaca
di Trieste (pag. 3 di martedì 31.01.2017) al convegno promossa da Limes Club in
collaborazione con la Libreria Einaudi.
Tutti
e tre gli articoli e l’intervista a Lucio Caracciolo sono firmati da Aljoša
Fonda, giovane (37 anni) redattore del Pd.
TRIESTE – Alla Stazione Marittima grande interesse per l’incontro sugli
investimenti cinesi
IL PORTO DI TRIESTE CERCA LA DIREZIONE GIUSTA SULLA NUOVA
VIA DELLA SETA
L’incontro
di ieri promosso alla Stazione Marittima sulle nuove vie della seta cinesi e
sul possibile coinvolgimento del Porto di Trieste è stato oggetto di grande
interesse, infatti buona parte del pubblico ha ascoltato in piedi gli
interventi degli oratori in una stracolma sala grande. L’ospite principale
della serata, organizzata dal centro culturale gesuita Veritas e dal Limes Club
triestino in collaborazione con la Libreria Einaudi, è stato il direttore
responsabile della rivista Limes, Lucio Caracciolo. Oltre a lui sono
intervenuti il presidente del sistema dei porti adriatici orientali Zeno
D’Agostino ed il presidente dell’associazione spedizionieri del Porto di
Trieste Stefano Visintin. Ha moderato l’incontro il direttore del Centro
Veritas Luciano Larivera.
Caracciolo
ha descritto gli imponenti progetti di infrastrutture denominati vie della seta
dal governo cinese: con la costruzione di ferrovie, strade e porti intendono
collegare gli spazi sconfinati dell’eurasia. Il modello economico cinese è in
crisi, ed a tutto ciò contribuiscono diversi fattori: la corruzione, la
sovraproduzione (soprattutto nell’industria pesante, che necessita di nuovi
mercati), gravi problemi ecologici, enormi differenze tra le città ultramoderne
e le periferie sottosviluppate del paese. La crescita economica ha subito un
forte rallentamento. Xi Jimping “il leader cinese più forte dopo Mao”, ha
abbandonato il basso profilo ed imboccato la via della politica aggressiva
infarcita di nazionalismo.
Le vie della
seta assorbiranno trilioni di dollari. I cinesi hanno istituito un fondo di
investimenti internazionale – la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB),
che al momento si avvale della collaborazione di 56 paesi: tra questi non ci
sono gli USA, vi sono però i loro stretti alleati europei. Vi sono molte nuove
vie della seta: una porta alla Russia attraverso la Mongolia, un'altra conduce
all’Asia Centrale, un’altra ancora attraversa la Turchia e l’Iran, la quarta
passa dal Mar Rosso al Mediterraneo.
E proprio quest’ultima è interessante per
l’Italia e Trieste. “Tempo fa i cinesi hanno visitato il porto di Taranto: il
sindaco non si è degnato di riceverli e la logistica di basso livello li ha
fatti desistere. A Venezia parlano di grandi progetti, ma siamo ancora alle
chicchiere. L’Italia interessa ai cinesi, ma hanno osservato che da noi è
difficile che qualcosa venga attuato o compiuto”, ha commentato Caracciolo. Nel
frattempo hanno investito in Grecia nel porto del Pireo, che ha però un enorme
difetto: le merci devono passare attraverso i Balcani, che hanno pessime
infrastrutture e sono politicamente instabili.
“Per molto tempo sono stati gli
americani a decidere per noi. A Trump non interessa l’Europa, mentre sul
versante delle relazioni tra USA e Cina potrebbe scoppiare una grave crisi. Per
questo bisogna riflettere con la propria testa L’Italia è debole e deve
cominciare a guardare a mercati più distanti: abbiamo i mezzi, ma dobbiamo
sapere, cosa vogliamo”, ha concluso l’oratore.
Zeno
D’Agostino ha concordato che l’Italia non riuscirà a tener testa alle sfide se
rimarrà priva di una visione di sviluppo. Per quanto riguarda Trieste ha
affermato di non essere interessato ad un mero aumento del numero di container:
“Non voglio attirare ed aumentare traffici ad ogni costo, se i container non
apportano anche un valore aggiunto. L’aumento dei traffici in transito per me
non è interessante. Trieste può invitare i cinesi ed offrire qualcosa in più: i
punti franchi, dove è possibile anche lavorare e trasformare le merci,
produrre. E’ così che la cosa può diventare interessante. “ Dice di aver
imparato molto dagli interlocutori cinesi. Tra l’altro anche che non sono
interessati solo a dazi doganali inferiori. “Loro vogliono venire in Italia per
una questione di immagine, per i brand presenti. Quindi, se parliamo solo di
attività portuali, Trieste forse non rappresenta la soluzione migliore. Se
invece vogliamo creare qualcosa di più, abbiamo buone carte da giocare.”
Era
d’accordo anche Stefano Visintin, che ha descritto dettagliatamente i vantaggi
dei punti franchi triestini (ovvero del punto franco internazionale sancito dal
Trattato di Parigi), sia nel settore delle operazione doganali che in altri
procedimenti. E’ però convinto che i cinesi intendano utilizzare l’Adriatico
per “chiudere il corridoio “ verso Mosca, alla quale conducono altre vie della
seta terrestri.
Aljoša Fonda
“I cinesi non
investono ancora in Italia anche a causa del nostro disinteresse”
Lucio Caracciolo, fondatore e direttore responsabile
della rivista di questioni geopolitiche Limes, è abbastanza critico nei
confronti dell’indecisione e inefficacia dell’approccio italiano riguardo le
opportunità rappresentate dalla Cina. “Nei colloqui con i cinesi si percepisce
da un lato un grande interesse per l’Italia, dall’altro anche un forte senso di
delusione, perché hanno compreso che alle belle parole degli italiani non
seguono i fatti”, dice.
La Cina guarda con
interesse all’Europa: come potrebbero inserirsi Trieste e l’alto Adriatico nei
suoi assi commerciali e che cosa potrebbe offrire questa parte d’Europa agli
investitori cinesi?
“Le vie della seta sono progetti infrastrutturali di ampio
respiro, con i quali vorrebbero strutturare i collegamenti tra Cina ed Estremo
Oriente e l’Europa. Questi assi passano anche attraverso il mediterraneo e
quindi interessano anche l’Italia. O almeno così dovrebbe essere, se ci
doteremo di infrastrutture adeguate. Dobbiamo saper attirare ed accogliere
investimenti stranieri, soprattutto cinesi, migliorare attraverso tali
investimenti i nostri porti, i retro porti ed i collegamenti ferroviari. Così
potremo aggiungere al vantaggio costituito dalla nostra posizione geografica
(vicinanza al Canale di Suez) anche reali vantaggi economici. Finora non siamo
stati capaci di concretizzare tutto ciò.
I cinesi stanno già
investendo in europa, ad esempio sulla penisola balcanica. L’Italia non
appare in forte ritardo?
Indubbiamente, infatti non disponiamo di informazioni su
eventuali investimenti cinesi nelle infrastrutture italiane. Sembra che i
cinesi abbiano depennato dal proprio elenco alcuni porti anche a causa del
nostro scarso interesse. Questo ci reca esclusivamente danno. Se a questo
aggiungiamo le invidie e le gelosie proprie del localpatriottismo di alcuni
porti italiani possiamo dire che il
quadro complessivo non appare molto incoraggiante.
Il nuovo presidente
americano Donald Trump intende ostacolare gli scambi commerciali tra USA ed
Asia. Questa strategia potrebbe rivelarsi utile all’Europa, se parte di questi
traffici si “rivolgerebbero” a noi?
Credo non vi sia alcun collegamento diretto. Le barriere
protezionistiche alla fine causeranno problemi a tutti, anche a noi. Se
ciascuno deciderà di tutelarsi dietro ad un muro, non arriveremo lontano. (af)
Un settore speciale
nel punto franco?
La Camera di Commercio giuliana e la sezione triestina
della’associazione World Trade Center stanno predisponendo un progetto per la
costituzione di un settore speciale (o specifico – n.d.t.) all’interno dei
punti franchi del Porto o di Porto Vecchio, nel quale costruire un magazzino,
una sala espositiva ed uffici. In tale settore potrebbero aprire i propri
uffici di rappresentanza molte imprese di stati extra UE e soprattutto
dell’Estremo Oriente. La proposta è stata illustrata dal Presidente della CdC
Antonio Paoletti e del WTC triestino Enrico Samer, che presenteranno il
progetto all’assemblea mondiale di WTC che avrà luogo ad inizio aprile a Las
Vegas.
ROMA – Preparativi per la visita ufficiale a
Pechino
In Cina vanno
Genova e Trieste
Il sindaco di
Venezia infuriato con il ministro
Il governo italiano sta predisponendo una visita
ufficiale in Cina, ed in grande stile, infatti della missione dovrebbe far
parte anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al centro dei
colloqui tra il ministro italiano per le infrastrutture Graziano Delrio ed i
rappresentanti del governo cinese dovrebbero esserci anche i porti e gli
investimenti cinesi alle infrastrutture sulle cosiddette vie della seta. Ancora
prima della visita ufficiale però dovrebbe aver luogo, a fine febbraio, un
incontro dei presidenti dei porti di Genova e Trieste con i partner cinesi. La
notizia, confermata anche al convegno di ieri da Zeno D’Agostino, secondo il
Corriere del Veneto (inserto del Corriere della Sera) ha fatto infuriare il
sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha manifestato tutta la propria
delusione via twitter: “Così non va, Graziano Delrio. La via cinese taglia
fuori Venezia ed il suo porto? Vi sembra logico?” (af)
Potenziamento infrastrutturale della Portualità Triestina e le Nuove Vie della Seta.
RispondiEliminaSarebbe sperabile che il Presidente dell'Autorità del Sistema Portuale dell'Adriatico Orientale Zeno D'Agostino cestini "la deprecabile linea di pensiero" che ha purtroppo caratterizzato negativamente il nostro recente passato, linea che contemplava che le nuove infrastrutture per Porti e Tracciati Ferroviari si debbano realizzare soltanto in presenza dei traffici esistenti e non in previsione di una sensibile futura crescita degli stessi, sottovalutando forse il fatto che ci vorrebbero dei decenni per adeguare alle attuali e future esigenze dei mercati le obsolete architetture infrastrutturale dei nostri Scali e Collegamenti Ferroviari, opere che risalgono in buona parte a poco meno di un secolo fa e realizzate per assecondare quelle che erano le molto diverse necessità gestionali relative alla Logistica di Porto e Retroporto.
Quindi penso sia condivisibile l'affermazione che se non saremo in grado di materializzare una radicale inversione di tendenza rispetto al passato, non credo sia il caso di farsi molte illusioni sulle nostre capacità di poter sfruttare le quasi 4.000 miglia di vantaggio nei confronti della Portualità Nord Europea in merito ai Traffici delle merci relative ai notevoli volumi dell'interscambio Euro Asiatico, in quanto saremmo purtroppo come il pescatore che vorrebbe prendere il pesce ma non si è procurato la lenza giusta, o il contadino che vorrebbe raccogliere i frutti ma non ha ne arato ne seminato il campo.
Brunello Zanitti Giuliano
Ulteriori riflessioni ed immagini si possono trovare sfogliando il mio Sito al capitolo "Attività Emporiali" http://sceltemancate.trieste.it