martedì 12 dicembre 2017

LA RINASCITA SBOCCIATA IN RIVA AL MARE AFFARI & FINANZA DEL LUNEDI'


La rinascita sbocciata in riva al mare 

il porto è tornato al centro dell’Europa

Affari&Finanza  LA REPUBBLICA

11 Dicembre 2017 Roberto Rho



Trieste La sera del 30 novembre c’era grande animazione in piazza Unità d’Italia e sulla Riva del Mandracchio. Signore in abito da sera e mise delle grandi occasioni, uomini in smoking, un viavai di taxi e auto di rappresentanza, fuochi d’artificio e una folla di curiosi a sbirciare, da terra, le terrazze della Msc Seaside (la più grande nave passeggeri mai costruita in Italia, 154 mila tonnellate, appena partorita nel cantiere di Monfalcone), teatro della grande festa d‘inaugurazione con un migliaio di invitati. Msc, seconda compagnia mondiale nel settore cargo, già attivissima sulle banchine del Molo VII, cerca casa (un terminal da cui operare), proprio a Trieste, anche per il comparto crocieristico. 


E non è soltanto questione di prossimità ai cantieri di Monfalcone. Msc cambia le sue strategie perché Trieste ha ritrovato non solo l’efficienza delle sue strutture portuali, ma soprattutto un’attrattività che sembrava smarrita, il suo ruolo di baricentro del continente, di ponte tra l’Europa centrale e orientale e il Mediterraneo, di passaggio chiave dei traffici verso Est. 

Quello che ci si aspettava accadesse alla fine degli anni 90, dopo lo sgretolamento della Jugoslavia e il ridisegno dei confini di Slovenia e Croazia, sta imprevedibilmente sbocciando ora, per una congiunzione astrale di eventi che era impossibile pronosticare fino a qualche anno fa. 

Trieste è una città in piena fioritura, è tornata ad essere meta del grande turismo internazionale, le sue attività economiche sono in ripresa, l’ammodernamento delle infrastrutture è finalmente ripartito, centinaia di treni portano e riportano i container da e verso il porto. Trieste è, oggi, una città piena di opportunità, per chi ci vive o progetta di viverci, per chi ci lavora, per chi vuole investire. In molti, senza falsi pudori, parlano esplicitamente del “Rinascimento di Trieste”.


Il sindaco Roberto Dipiazza, con un’enfasi forse eccessiva, ha recentemente dichiarato al “Piccolo” che «sì, Trieste è tornata a essere la terza città dell’Impero». 

Sergio Razeto, presidente degli industriali giuliani, preferisce un’andatura più prudente: «Certamente negli ultimi tre-quattro anni Trieste è tornata alla ribalta, ci sono molti fattori positivi ma siamo ancora in una fase transitoria ed è bene che le istituzioni ( la Regione è alla vigilia di una campagna elettorale prevedibilmente aspra, con il centrodestra favorito dopo la rinuncia alla ricandidatura di Debora Serracchiani, ndr), cavalchino questi segnali di crescita». 

Vediamoli, nel dettaglio. Le imprese triestine (valore della produzione complessivo 4,5 miliardi di euro, dati della Camera di commercio) stanno ancora uscendo dal lunghissimo tunnel della crisi. Ma se il dato del risultato netto è (lievemente) negativo è già evidente il recupero di tono dei margini (910 milioni il valore aggiunto). Nel terzo trimestre il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese registra un incremento del 4% (in valori assoluti equivalente a 181 nuove imprese), più tonico rispetto alle medie nazionali. 

Ancora numerosi i fallimenti, coda prevedibile, per quanto dolorosa, delle sofferenze degli anni passati. Ma le imprese più strutturate, quelle più votate all’export, sono tornate a crescere. E, pur con una flessione dovuta quasi interamente alla diminuzione subita sul mercato francese, nel secondo trimestre dell’anno le esportazioni del polo della ricerca triestino sono rimaste al di sopra dei 100 milioni di euro, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2014 (dati Direzione Studi e ricerche di Intesa San Paolo). 

E’ più vigoroso il trend di crescita del turismo: nei primi nove mesi dell’anno, mentre in Friuli Venezia Giulia si conferma la tendenza al rialzo inaugurata nel 2014, con un più 6,8% di arrivi, Trieste torna a essere la meta favorita dei visitatori italiani e soprattutto stranieri con il maggior incremento di arrivi: quasi 389mila, più 9,4% rispetto all’anno precedente. Per rispondere al boom della domanda aumenta la capacità ricettiva della città: in due anni hotel e altri alloggi gestiti in forma imprenditoriale sono aumentati del 26%, e i posti letto del 7%. Ma, al di là delle cifre, la città è al centro di un fermento senza precedenti. 

La favorevole congiuntura politica che ha visto coincidere, nell’ultimo lustro, la figura della presidente della Regione (la Serracchiani, appunto) con quella di vicesegretaria del maggior partito di governo ha probabilmente favorito lo sblocco di alcuni progetti infrastrutturali fermi da anni: all’aeroporto di Ronchi dei Legionari si sta costruendo la stazione ferroviaria che collegherà Venezia in un’ora. Sulla A4 si lavora finalmente alla costruzione della terza corsia. 

Al Porto di Trieste, vero fulcro della ripresa, la nuova gestione di Zeno D’Agostino ha impresso una forte accelerazione alla logistica su ferro, utilizzando le infrastrutture esistenti. Centinaia di treni (oltre 400 ogni mese) diretti verso la Baviera, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, l’Europa dell’Est, perfino la Svezia, caricano e scaricano direttamente dalle banchine e si muovono sui circa 70 chilometri di binari “interni” integrati con la rete nazionale e internazionale. In più, il decreto attuativo del 2017 riconosce all’Autorità portuale il ruolo di gestore unico del punto franco di Trieste: condizioni di grande favore (snellimento della burocrazia e velocizzazione dei tempi) per l’introduzione e lo stoccaggio delle merci provenienti dai Paesi extraeuropei. Il che significa incentivare le funzioni di porto di transito e l’insediamento di nuove attività logistiche e industriali. Oltre alle cose già fatte (o già accadute), ci sono le prospettive di ulteriore sviluppo: il comprensorio della ex Fiera acquistato per 12 milioni dalla Mid Holding di Walter Mosser, 30mila metri quadrati che genereranno investimenti per decine di milioni e sperabilmente posti di lavoro. 

L’area del Porto vecchio, il più importante progetto di riqualificazione urbanistica del prossimo futuro, straordinaria opportunità di rilancio oggi nelle mani del Comune. Proprio il Porto vecchio potrebbe essere il teatro dell’Esof 2020, la più importante manifestazione europea per il dibattito tra scienza, tecnologie, società e politica e che attribuisce a Trieste il titolo di capitale della scienza per il 2020. 

Fatte le debite proporzioni, un evento che potrebbe funzionare per Trieste come l’Expo 2015 ha funzionato per Milano: un faro di luce proiettato sulla città, un’ampia area da ristrutturare e rilanciare che, all’indomani dell’evento, resta patrimonio dei triestini e dei visitatori. Grande fermento, grandi opportunità. 

Che hanno naturalmente risvegliato l’interesse per il patrimonio immobiliare della città (un’ampia quota del quale si è liberato nel corso dei decenni anche a causa dello spopolamento di Trieste, da un massimo di 280mila ai circa 205mila residenti di oggi): 101mila abitazioni, anche pregiate, superficie media di poco inferiore agli 80 metri quadrati, prezzi medi delle compravendite intorno ai 1.500 euro al metro, stabili nell’ultimo anno. Una straordinaria occasione d’investimento per chi volesse assecondare e cavalcare la rinascita di Trieste.

1 commento:

  1. perchè tutto questo? quando la città ha cominciato a muoversi? si parla tanto di cerchi magici e allora non dimentichiamo chi ha portato quei due che stanno rilanciando il porto: cosolini, serracchiani, delrio, governo renzi. poi abbiamo avuto russo col porto vecchio sempre con il governo renzi.e la città si è mossa ed è diventata appettibile. esof è una delle conferme. al turismo basterebbe un'unione di intenti fra comune, promotrieste e promofvg. si può fare. la paura, dopo tanti anni di immobilismo scelto per non rompere la ragnatela di interessi , non ritorni

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