martedì 22 maggio 2018

DOPO SHANGHAI THE MEDITELEGRAPH INTERVISTA D'AGOSTINO








Shanghai - Genova è il termine di paragone per tutti. Anche per i cinesi. Ma Pechino sugli investimenti ha gli occhi puntati su Trieste. Zeno D’Agostino è l’uomo della Via della Seta in Italia. Guida lo scalo adriatico, ma anche l’associazione dei porti italiani: «Per questo dico che ci sono opportunità per tutti. Anche per i porti del Sud».

Però pare che a Shanghai interessi solo Trieste…
«Non è vero. Certo noi abbiamo continue richieste e trattative, ma è il sistema portuale italiano ad essere coinvolto».

Anche il Sud?
«Guardi, i cinesi hanno commesso un errore con l’acquisto del Pireo. Se ne sono resi conto e ora stanno rimediando. L’Italia ne esce rafforzata anche in termini di credibilità».

Anche i cinesi sbagliano?
«Pensavano che mettendo un piede in Grecia avrebbero potuto raggiungere agevolmente via ferrovia, i mercati europei. Non è andata così e per noi è un bene. Per questo vengono in Italia e vogliono investire molto».

Sino ad oggi però non ci sono state mosse eclatanti…
«Nei prossimi mesi ci saranno tante novità…Entro fine anno, quando arriveranno a conclusione diverse trattative, il quadro sarà cambiato. E di molto».

E i porti del Sud?
«Ai cinesi interessa molto l’area mediterranea. I nostri scali si trovano in una posizione migliore rispetto al Pireo e possono offrire di più. Se poi la situazione geopolitica si ristabilisse, avremmo un quadro molto positivo. Magari potremmo tornare all’idea di una vastissima zona di libero scambio dell’area del Mediterraneo. Era una buona idea. Così l’Italia completerebbe il proprio ruolo: non più solo piattaforma logistica per l’Europa centrale, ma detentrice di un ruolo fondamentale anche per l’area Sud del Vecchio continente e del Nord Africa».

Torniamo agli investimenti: rischiamo la svendita di aziende o asset del Paese?
«No. Il nostro atteggiamento è molto diverso: abbiamo continue richieste da parte degli investitori cinesi. Vogliono comprare, diventare soci, entrare nel capitale. Ma svendita mai: è un atteggiamento paesi a rischio default. E noi per fortuna non lo siamo».

Ma cosa offriamo agli investitori cinesi?
«Un sistema logistico ad alto valore. Stiamo cambiando anche noi: non proponiamo più solo la visione della banchina, ma di tutto un sistema logistico completo. E questo ai cinesi piace molto. Altro che riduttivo ministero del Mare: capacità di fare sistema a tutto campo. Non parliamo solo di infrastrutture, ma di opportunità e condizioni favorevoli. In questo senso le zone economiche speciali sono una grande carta che possiamo giocarci».

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