giovedì 10 settembre 2015

LA CENTRALE DI COGENERAZIONE ELETTRA IN VENDITA A PEZZI

NOTIZIA : I fondi inglesi proprietari della centrale di cogenerazione Elettra l'hanno posta in vendita e ci sarebbe un'offerta da parte di una industria inglese per i pezzi pregiati della centrale a partire dalla turbina.

Presentata in questo modo sembra una notizia del solito smantellamento industriale nell'area triestina con un rischio serio di perdita di ulteriori posti di lavoro. 

Ma questa notizia ha notevoli implicazioni con diverse vicende legate alla Ferriera di Servola, al Porto e allo possibile sviluppo di aree industriali e manifatturiere in zona industriale magari in regime di Punto Franco.

Ricostruiamo quindi la storia abbastanza recente della centrale cercando di capire


Le autorizzazioni per la costruzione della Centrale di cogenerazione e il Protocollo d'Intesa con l'ENEL per l'acquisto a prezzo maggiorato dell'energia prodotta dalla centrale sono state la condizione indispensabile per l'intervento di Lucchini nel cosidetto "salvataggio" della Ferriera di Servola del 1995.

Ecco come ricostruiva sul CORRIERE DELLA SERA il giornalista Morelli le condizioni poste dalle due cordate interessate allo stabilimento siderurgico:

Spunta Lucchini per le Ferriere triestine in corsa anche Bolfo, ieri in citta' grande manifestazione guidata da Illy dei 920 dipendenti dell' acciaieria in gestione commissariale da 2 anni. l' offerta della Bolmat e l' interesse del gruppo Lucchini


Diecimila mani strette per testimoniare solidarieta' ai lavoratori della Ferriera di Servola, lungo una catena umana che si snoda per sei chilometri trasportando una fiaccola dagli stabilimenti alla piazza principale di Trieste. 

Mentre, da Brescia, rimbalza una notizia che semina speranze e inquietudini: anche il gruppo siderurgico di Luigi Lucchini sta per presentare un' offerta per rilevare l' acciaieria triestina. Non c' e' dunque solo la Bolmat, finanziaria di Bruno Bolfo e Vittorio Malacalza, in corsa per lo stabilimento triestino, dopo che due aste pubbliche sono andate deserte e il governo ha autorizzato la trattativa privata. 

Ieri la giornata piu' lunga per i 920 dipendenti della Ferriera, in gestione commissariale da due anni, si e' cosi' consumata tra manifestazioni cittadine, dichiarazioni di interesse e indiscrezioni da Brescia. Alle 18 una fiaccola e' uscita dallo stabilimento di Servola, rione periferico della citta' , ed e' stata consegnata al sindaco Riccardo Illy che ha avviato la "catena umana" di solidarieta' organizzata dall' amministrazione municipale. E cosi' cominciato il passaggio del testimone che, attraverso circa cinquemila persone unite mano nella mano, ha condotto la fiaccola fino a Piazza dell' Unita' , davanti al Comune, dov' era stato acceso un braciere.

La giornata, tuttavia, e' stata vissuta con grande inquietudine dai lavoratori che da una decina di giorni presidiano Piazza dell' Unita' . A questo punto due sono i possibili acquirenti dello stabilimento. Da una parte c' e' la Bolmat di Bolfo e Malacalza, partner privati della Duferco, societa' mista di trading siderurgico a cui partecipa l' Ilva. Ieri il gruppo ha presentato la sua offerta. Le condizioni economiche, pur non comunicate, erano gia' state anticipate. 

La Bolmat valuta gli impianti 83 miliardi ma chiede che per 41 di essi sia la mano pubblica a impegnarsi, attraverso la finanziaria regionale Friulia. A patto, pero' , che l' Enel stipuli una convenzione per l' acquisto dell' energia elettrica prodotta in cogenerazione dagli impianti. Ieri, tuttavia, anche il gruppo Lucchini ha confermato l' interessamento. 

L' acquisto consentirebbe all' ex presidente di Confindustria di alimentare i propri laminatoi con il prodotto di Trieste, destinando cosi' l' intera produzione dell' acciaieria di Piombino all' impianto toscano. Benche' Lucchini sia partner di Bolmat nella corsa all' Ilva Laminati Piani, le parti hanno specificato che le due proposte sono autonome. Ma non si puo' escludere che esse preludano a un accordo.

Morelli Roberto  19 novembre 1994    CORRIERE DELLA SERA

Con gli anni abbiamo poi imparato che quell'accordo altro non era che il "ormai famoso " contributo CIP 6. 

LUCCHINI: INVESTIMENTO DA 240 MLD PER LA FERRIERA DI TRIESTE
Trieste, 5 mar.1997 (Adnkronos) - Ammonta a 240 mld di lire l'investimento per il rilancio della ferriera di Trieste, l'impianto siderurgico rilevato nel 1995 dal gruppo Lucchini -che ne possiede l'80 p.c.- e dalla multinazionale Duferco. Di questi, 170 saranno destinati alla costruzione di una centrale elettrica di Cogenerazione e 70 al rinnovamento degli impianti. A questo progetto se ne aggiungono altri 2: l'ampliamento del terminal marittimo con un investimento di 70 mld da parte di Lucchini e Duferco con l'aiuto dei gruppi Clerici e Enery Gattorno e la riconversione dell'Arsenale triestino San Marco in uno stabilimento di materiali da fonderia , finanziata con 60 mld dalla Duferdofin (Duferco, Lucchini e Ferrero).
Il piano, il piu' importante mai realizzato da privati a Trieste dal dopoguerra a oggi, e' stato presentato questa mattina a Trieste da Giuseppe Lucchini e da Antonio Gozzi -consigliere delegato della Duferco per l'Italia- e, secondo le previsioni, sara' condotto a termine entro il 2000.
In seguito all'ampliamento, il terminale di Servola dovrebbe movimentare, una volta a regime, 4,7 mln di tonnellate di merci. Quanto alla centrale, produrra' energia che sara' venduta all'Enel e servira' a contrastare la ciclicita' produttiva del settore, oltre a risolvere un problema ambientale. Al termine della ristrutturazione, nel 1998, la ferriera di Servola produrra' 601 mila tonnellate di acciaio e 400 mila tonnellate di ghisa speciale.
(Ats/Pe/Adnkronos)

Nell'ottobre del 2000 l'Ansaldo Energia consegna la centrale a Lucchini che inizia a produrre energia con i gas di risulta dell'altoforno e della cokeria assieme al metano, ma in percentuale superiore al 50% per garantirsi il contributo CIP6.
Cinque anni dopo Lucchini realizza l'investimento vendendo la centrale a Fondi finanziari inglesi.Con alterne vicende continua la fornitura di gas di risulta da parte della Ferriera alla centrale e continua l'erogazione del contributo CIP6 fintanto che la stessa Elettra non chiede una risoluzione con il pagamento anticipato dell'intero contributo fino a dicembre 2015.

Si impegna a saldare un debito accumulato per le fornitura di gas nei confronti di Lucchini di circa 22 milioni di euro credito che poi Lucchini girerà a favore del compratore dello stabilimento siderurgico ormai in mano al commissario. Credito che il cavaliere Arvedi dovrebbe aver fatto valere al momento dell'acquisto dello stabilimento siderurgico.

Il GSE, il soggetto che paga il contributo CIP6 aveva richiesto un impegno di continuità produttiva e quindi delle forniture di gas da parte della Ferriera prima di accordare il pagamento anticipato del contributo stesso. Per ottenere i gas di risulta da fornire alla centrale Elettra ovviamente deve rimanere in funzione l'area a caldo fino a fine 2015. 

E' questo il motivo vero per cui tutte le verifiche finali sull'abbattimento dell'inquinamento sono rimandate alla fine dell'anno in corso ?

In questo momento e fino allo scadere del 2015 la fornitura di gas dalla Ferriera alla centrale Elettra è regolamentata dal riconoscimento SEESEU di tipo C.

SEESEU CHI E COSA ?

Cosa sono
I Sistemi Efficienti di Utenza (SEU e SEESEU) sono Sistemi Semplici di Produzione e Consumo costituiti da almeno un impianto di produzione e da un’unità di consumo direttamente connessi tra loro mediante un collegamento privato senza obbligo di connessione a terzi e collegati, direttamente o indirettamente, tramite almeno un punto, alla rete pubblica.
L’ottenimento della qualifica di SEU o SEESEU, rilasciata dal GSE, comporta il riconoscimento di condizioni tariffarie agevolate sull'energia elettrica consumata e non prelevata dalla rete, limitatamente alle parti variabili degli oneri generali di sistema, come previsto dal D.lgs n. 115/08 e dall'articolo 25-bis del decreto legge n. 91/14 convertito con legge n. 116/14.  dal sito GSE

NOTA DI FAQ Trieste : Come è stato difficile negli anni scorsi risalire all'ammontare vero del contributo CIP6, ai soldi che venivano versati dalle bollette dei cittadini alle aziende sarà altrettanto complicato calcolare l'esatto ammontare delle condizioni tariffarie agevolate a cui si fa riferimento. Per il momento almeno questi soldi o meglio questa agevolazioni non provengono direttamente da un aggravio di costi delle bollette dei cittadini, almeno non direttamente come avveniva per il CIP6.

Da una prima ricostruzione ( da una lettura non molto agevole del sito GSE ) possiamo affermare che esistono almeno tre principali riconoscimenti di SEESEU 

1) il tipo A dove il proprietario della centrale e dello stabilimento che fornisce i gas doveva essere lo stesso al 31 dicembre 2014
2) il tipo B dove si parla di impianti ad alto rendimento, fascia nella quale non rientra Elettra con il suo rendimento di circa il 40%
3) di tipo C - quello attualmente in vigore a Servola - dove viene autorizzato tra due soggetti diversi uno scambio di energia per gas di risulta che però resta valido fino al 31 dicembre del 2015

Ora, a parte il nome SEESEU che non faremo fatica a sostituire con il vecchio CIP6 , queste scadenze e questi problemi erano già stati riassunti nel 2007 da IL PICCOLO in occasione del primo tentativo di Arvedi di sbarcare a Trieste.

Tutta la vicenda della Ferriera di Servola dal lontano 1994 è stata condizionata da accordi e contributi sull'energia e dintorni. Poco hanno inciso, ci dispiace riconoscerlo, le vicende ambientali sulle scelte sul futuro dello stabilimento.

Rileggiamo assieme la cronaca del PICCOLO del 2007 per rinfrescarci la memoria:

Lucchini: Ferriera redditizia fino al 2015


di Paola Bolis

28 ottobre 2007


Mentre il sindaco Dipiazza ha da poco ribadito che gli ultimi dati attesi sulle emissioni potrebbero indurre a decisioni «drammatiche», Lucchini spa rompe il silenzio nelle giornate convulse che si susseguono attorno ai destini della Ferriera, dei lavoratori, della città.

L’azienda fa sentire la sua voce: parla il vicepresidente operativo della società Giovanni Gillerio, accanto a lui l’ad Hervé Kerbrat e il direttore dello stabilimento e consigliere delegato della spa Francesco Rosato, accompagnati dal responsabile relazioni esterne Francesco Semino. Uno spiegamento di voci e volti per una giornata di incontri: i giornalisti e poi, nel pomeriggio, il sindaco, l’Autorità portuale, il governatore Riccardo Illy. Il tutto alla vigilia dell’appuntamento del 30 ottobre, il tavolo in Regione al quale si discuterà dell’autorizzazione integrata ambientale da dare - o meno - allo stabilimento, in base a una serie di migliorìe ambientali. L’azienda, dunque. Gillerio fissa tre punti: primo, nel piano strategico della società la Ferriera «non sarà brillantissima, ma ha una sua dignità» economica nell’ambito del gruppo Lucchini-Severstal «fino al 2015».

Secondo: il gruppo Arvedi - con cui la trattativa è stata interrotta - avrebbe offerto una prospettiva all’insediamento oltre quella data anche in termini di migliorìe ambientali, «e non è escluso che pensasse a qualcosa di innovativo approfittando degli spazi» disponibili a Servola. Terzo: Arvedi ha rotto la trattativa spiegando che «la città» non lo vuole: e la città «non sono i sindacati, né la Regione, né il Porto». Davanti a una soluzione di futuro offerta e rifiutata - ragiona Gillerio - «non capisco più niente». «Non capiamo il sindaco». Il messaggio è chiaro: «Rispettiamo le regole. Se però le istituzioni, la cittadinanza ritengono di non poter più continuare, qualcuno ce lo deve dire formalmente, istituzionalmente. E assumersene le conseguenze».

LA SCADENZA Nel 2015 verrà meno il regime di Cip 6, con cui lo Stato concede aiuti finanziari alle aziende che producano energia con fonti rinnovabili: è la centrale di cogenerazione. A quella data «rischiamo una criticità economica». Questo Lucchini spa riferisce di aver detto in maggio a Regione, Comune e Ap: «Preoccupiamoci di vedere come arrivarci preparati, per progettare in modo opportuno un futuro - qualunque esso sia - di questo insediamento».

ARVEDI «Subito dopo» - parla Gillerio - ecco Arvedi. L’industriale sta ampliando la propria attività a Cremona e vuole aumentare la produzione. La ghisa è per lui fondamentale, e gli interessa la presenza del porto: «Ha una strategia chiara e una visione che supera il 2015», ribadisce Gillerio citando l’interesse di Arvedi per un’attività «innovativa» e la sua «disponibilità» sul tema ambiente. Lucchini informa gli enti locali della novità. E trova «entusiasmo», ricorda Gillerio citando il «forse ho fatto Bingo» pronunciato la scorsa estate dal sindaco. Il negoziato prosegue. Poi Arvedi frena: «La città non mi vuole, mi mettono difficoltà». La trattativa va a monte: «Sappiamo che Arvedi è interessato, ma che non ci sono le condizioni per finalizzare». La vicenda però è servita a confermare che «Servola vale, non è zero. Non si svende».

L’ATTACCO Ed è qui che parte l’attacco al sindaco. Perché - così Gillerio - «con la Magistratura abbiamo un rapporto non ottimale ma solido: ci capiamo perché discutiamo di regole scritte. Ci capiamo anche con la Regione, che è una nostra controparte. Non ci capiamo quando in nome della protezione della salute ci vengono contestati fatti che non corrispondono alle regole». E allora, «capisco l’interlocutore quando ci incontriamo, non quando parla sui giornali». IL RICHIAMO Perciò, prosegue Gillerio, l’azienda è stata «costretta» a inviare a Dipiazza una lettera (in cui lo ha avvisato di eventuali azioni legali che potrebbe avviare nei suoi confronti). Perché il problema «non è solo sociale: chiudere è un fatto economico. Se ne hai il diritto, la possibilità fallo, altrimenti assumiti le responsabilità e l’azionista non sarà inerte di fronte a questo fatto».

IL FUTURO L’azienda, ha ribadito Gillerio, si impegna a rispettare le regole ambientali (vedi l’articolo qui sotto). E «tra il 2004 e il 2008 - interviene Rosato - sfioriamo i 20 milioni di investimento complessivo» in materia. Il futuro resta da costruire. Se si arrivasse al 2015? La cessazione del Cip 6 allora, ribadisce Gillerio, «metterà in crisi il sistema: evitiamo il trauma». Serve «qualche idea o qualche altro Arvedi. Ci stiamo ingegnando», e anche il ruolo della centrale - sebbene


 non esaustivo - potrebbe diventare importante, soprattutto se fosse costruito il rigassificatore: «Non sarà dificile trovare investitori». E se non si arrivasse al 2015? «Dire ”si deve chiudere” è dimostrazione di poca serietà: si deve porre il problema e risolverlo», chiude il vicepresidente.



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