venerdì 19 febbraio 2016

CON UN COLPO DI SPONDA RUSSO CON LE PRIMARIE COLPISCE BELCI

Se passiamo dal bowling al biliardo possiamo affermare che l'iniziativa del sen. Russo con un colpo di sponda ha gettato Belci in buca. 
Si tratta probabilmente di un danno collaterale, non voluto, ma che merita lo spazio di una notizia perchè ci permette di guardare cosa succede a sinistra del Partito Democratico.



I TEMPI NELLA POLITICA SONO IMPORTANTI 

ieri era troppo presto, domani sarebbe troppo tardi 

Il nostro racconto parte da lontano, da una assemblea al Miela del 2014 ( leggi la cronaca da IL PICCOLO ) dove il segretario regionale della CGIL Franco Belci inizia un dialogo a sinistra. Dialogo che continua a coltivare fino all'epilogo di questi giorni. Si dice che questo dialogo potrebbe portare ad una lista che
vada a compattare tutto ciò che sta a sinistra del Partito Democratico e che farebbe il suo esordio alle amministrative con l'obiettivo di presentarsi in grande stile alle prossime elezioni regionali.

In febbraio ormai i tempi sono maturi per delineare la proposta e raccogliere i risultati di questo dialogo della sinistra un po' carsico ma che ha incontrato in questi mesi diversi interessi e attenzioni.

Ora dovrebbe essere sufficiente trovare il momento giusto per lanciare la proposta.

Tra il 6 febbraio e il 12 dello stesso mese il quotidiano locale documenta la confusione che si crea a sinistra ora che si tratta di decidere la partecipazione alle elezioni. Il sindaco Cosolini presenta una coalizione di centrosinistra light , come viene definita dalla stampa e i titoli dei giornali documentano uno scontro a sinistra.


E' ora di mettere a frutto il lavoro svolto e IL PICCOLO riceve un intervento a firma Franco Belci con la proposta di un metodo di lavoro per la sinistra in vista anche delle elezioni amministrative. Peccato che il quotidiano locale pubblica l'intervento del segretario regionale della CGIL proprio sabato 13 febbraio : lo stesso giorno che in prima pagina risalta la notizia del "siluro" lanciato dal sen. Russo al candidato Cosolini e la richiesta delle primarie.
A questo punto il danno, dal punto di vista della comunicazione, è stato fatto e l'intervento probabilmente non se lo fila nessuno. Almeno è questa l'impressione perchè nei giorni seguenti cominciano ad apparire proposte a sinistra per Marino Sossi Sindaco a firma Jacopo Venier e tutti i titoli sono per la sfida Russo Cosolini.

Noi pensiamo di fare cosa gradita riproponendo il testo passato in sordina, non fosse altro che per la fatica fatta.

L’INTERVENTO di Franco Belci

Trieste, a sinistra del Pd spazio per sperimentare

Le politiche del governo hanno aperto, alla sinistra del Pd, uno spazio che vari soggetti, singoli o in cerca di un denominatore comune, cercano oggi di occupare. Il partito infatti si è ormai trasformato da luogo di elaborazione politica ad amplificatore della voce dell'esecutivo. Si sono così perse per strada le ispirazioni ideali, surrogate da un pragmatismo "post valoriale" dal sapore tecnocratico. 

Le politiche del lavoro, i tagli al sociale, il calo secco della tensione etica, proposta all'inizio come cifra dell'azione di governo, ne sono dimostrazioni emblematiche. Non si può peraltro fare a meno di chiedersi se la rottura maturata a Roma debba avere riflessi automatici sulle alleanze locali di centrosinistra. 

La stagione politica che viviamo è infatti confusa e incerta: appare priva di prospettive lineari. Non esistono strade maestre ed è necessario percorrere sentieri talora impervi e spesso sconosciuti. 

Per farlo è indispensabile recuperare la dimensione della partecipazione, il gusto della discussione, la voglia di un pluralismo capace di portare a sintesi proposte che nascono da visioni ed esperienze diverse. Assieme a molti amici crediamo da tempo che tutto questo sia possibile, o perlomeno che sia possibile provarci, a partire dalla dimensione territoriale, quella che maggiormente consente di accorciare la distanza tra i problemi concreti dei cittadini e le risposte della politica. 

Del resto, spesso idee e progetti hanno preso forma dall'umiltà della sperimentazione piuttosto che dalle certezze prefabbricate della reiterazione. È forse giunto il momento di rivendicare a sinistra lo spazio autonomo di un'elaborazione che nasca dal territorio e sia capace di allargare il perimetro della democrazia: non mancano nella storia del Paese ispirazioni di questo tipo. È la sola strada che appare oggi praticabile per ridurre il fossato che si è creato tra istituzioni e cittadini e che consente a chi raccoglie il consenso della parte più rilevante della minoranza di essi di governare a Roma con le modalità del comando. Io credo che Trieste possa essere un buon terreno di sperimentazione. 

Mi pare difficile negare che negli ultimi cinque anni sia stata invertita la rotta di una città che sembrava destinata al declino. Basti pensare al Porto, rilanciato con un gioco di squadra delle istituzioni, alla spesa sociale, al piano regolatore (senza nascondersi i punti di caduta), alle modalità dell'accoglienza diffusa, all'accordo col sindacato per la sterilizzazione dell'addizionale Irpef e per il taglio della Tasi a favore dei redditi bassi. E anche per quel che riguarda la questione spinosissima della Ferriera, occorre dar atto all'amministrazione di averla affrontata cercando di tutelare assieme salute e lavoro, affidando ai risultati oggettivi degli interventi di riduzione dell'impatto ambientale la sorte dell'area caldo dello stabilimento. 

Ed è positivo che il sindaco abbia aperto, in modo trasparente, un confronto coi cittadini che, numerosi, hanno espresso in piazza le loro preoccupazioni. L'alleanza che ha sorretto l'azione della Giunta si presenta oggi in ordine sparso, con partiti attraversati anche al loro interno da tensioni e sofferenze che vanno rispettate. C'è però un centro sinistra più largo, fatto di tanti cittadini senza tessera di partito che esprimono idee e competenze, di associazioni, di gruppi di volontariato capaci di portare esperienze e contributi che è necessario recuperare alla partecipazione e al voto. 

Sta al sindaco uscente aprire un percorso che non si limiti ai circuiti che hanno maggiore dimestichezza coi temi dell'amministrazione, ma che sia capace di raggiungere anche chi ha rare occasioni per farsi sentire, spaziando dalle aggregazioni giovanili al mondo negletto delle periferie. I programmi, lo sappiamo, non si fanno per sommatoria. Ma più voci si sentiranno, maggiori saranno le possibilità di trovare una piattaforma che esprima priorità condivise.






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