giovedì 23 febbraio 2017

RETROSCENA E PROGETTI DELLA VISITA IN CINA DEL PRESIDENTE MATTARELLA - SECOLO XIX

Delrio porta Genova in Cina 

IL RETROSCENA Genova - Il governo promuove il porto come terminale 

europeo della “Via della Seta”. Missione con 

Mattarella: Adriatico e Mar Ligure al centro 

del dialogo. SIMONE GALLOTTI E ALBERTO QUARATI

Genova - Non succedeva da 10 anni che un ministro dei Trasporti italiano andasse in Cina: oggi e domani, nel quadro della visita del presidente Mattarella, Graziano Delrio incontrerà a Pechino l’omologo cinese, insieme al vicepresidente della Commissione nazionale per lo sviluppo (Ndrc), i responsabili dell’aviazione civile e l’amministratore delegato della maggiore banca in Cina, la Icbc. 

Obiettivo - spiegano al ministero - è affermare il sistema italiano come partner concreto nell’ambito dell’iniziativa One Belt One Road (Obor, il megapiano di investimenti esteri avviato da Pechino nel 2014 ), provando a individuare gli interessi cinesi a investire nel sistema portuale e logistico italiano lungo quella che è stata definita “la Via della Seta del 21esimo secolo”: uno snodo di corridoi logistici, porti e aree industriali che parte dalla Cina e attraversa tutto il continente euro-asiatico. Una posizione che era già emersa all’inizio di settembre nell’incontro bilaterale tra l’ex premier Matteo Renzi e il presidente cinese Xi Jin Ping, e ancora a margine dell’ultimo G20.



Delrio, per conto del governo Gentiloni, illustrerà la strategia per le infrastrutture e il Piano nazionale per la portualità, che ha riportato il ministero a un ruolo di coordinamento degli investimenti strategici. Proprio per questo saranno portate all’attenzione dei cinesi possibili collaborazioni nei collegamenti aerei e nel settore infrastrutturale. In particolare, secondo quanto risulta al Secolo XIX, la delegazione (con Delrio ci sarà il numero uno della Cassa depositi e prestiti Fabio Gallia, i vertici delle Ferrovie e i rettori dei Politecnici di Torino e Milano) starebbe valutando se proporre allo staff del ministro Li Shenglin i sistemi portuali di Genova e Trieste come strumenti strategici di alimentazione dell’Europa dei traffici provenienti dalla Cina. Su questi due porti infatti pendono una serie di progetti di massima, elaborati appunto con i politecnici torinese e meneghino, con la società di consulenza PriceWaterCooper e la stessa Cdp, che riguardano il corridoio Reno-Alpi e Baltico-Adriatico.

Ora, su Genova-Savona (primo porto d’Italia, sbocco dell’area più industrializzata d’Europa) l’idea sarebbe coinvolgere gli istituti finanziari cinesi che già lavorano nella One Belt One Road (a partire dalla Icbc) su un’opera passiva come la nuova diga foranea ma anche su un progetto di terminal unico nel bacino di Sampierdarena, creando una società che oltre l’orizzonte del 2021-22, anno di apertura del Terzo valico, unisca gli attuali terminalisti con le Ferrovie dello Stato, quelle svizzere (Sbb) e la Cdp. 

È un’ipotesi tutta da costruire, ma il mega-terminal partecipato dal governo elvetico di fatto aggancerebbe Genova al Corridoio Reno-Alpi, integrando le aspirazioni della Svizzera (la merce sul territorio nazionale deve passare solo su treno, secondo il disegno della ministro dei Trasporti Doris Leuthard) e permettendo a Genova-Savona di strappare quote ai porti del Nord Europa sul mercato della regione alpina e della Germania. Un affare da due miliardi di euro: per la Cina ci sarebbe l’opportunità di investire su un bacino portuale che affianca quattro dei maggiori terminalisti mondiali (gli stessi cinesi di Cosco, poi Apm, Psa e Msc) con l’impegno dello Stato italiano definito dalla realizzazione del Terzo valico e della Gronda autostradale (Dg Concorrenza permettendo). La scelta del governo di presentare Genova-Savona sarebbe maturata anche d’intesa con la Regione Liguria della giunta Toti, che da tempo punta sul Corridoio Reno-Alpi insieme a Piemonte e Lombardia.

Il capitolo triestino è ancora più ambizioso, perché risponde alle aspirazioni europee di unificare i porti di Trieste e Capodistria, che nonostante una forte concorrenza hanno movimentato complessivamente poco più del totale della sola Spezia, ma che insieme, condividendo le infrastrutture alle loro spalle dedicate alla logistica, possono davvero diventare il porto della Germania sul Mediterraneo. 

Secondo gli studi, Trieste-Koper - unificata da una ferrovia di 6 chilometri - andrebbe gestita da un’agenzia europea indipendente, avendo in Divaccia il suo snodo logistico. La località del Carso sarebbe collegata con una nuova ferrovia a Monfalcone e alla stessa Capodistria, secondo un progetto da anni accarezzato dagli sloveni. Valore totale 3 miliardi, che potrebbero sollecitare l’interesse cinese. L’intesa Italia-Slovenia è da tempo sollecitata dalla commissario europeo ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc. Progetti coraggiosi, come richiesto in Cina. Se davvero emergeranno dalla carta, si saprà in pochi giorni.


1 commento:

  1. Cosa prevederebbe questa intesa Italia-Slovenia sollecitata dalla signora Violeta....?

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