Delrio porta Genova in Cina
IL RETROSCENA Genova - Il governo promuove il porto come terminale
europeo
della “Via della Seta”. Missione con
Mattarella: Adriatico e Mar Ligure al
centro
del dialogo. SIMONE GALLOTTI E ALBERTO QUARATI
Genova - Non succedeva da 10
anni che un ministro dei Trasporti italiano andasse in Cina: oggi e domani, nel
quadro della visita del presidente Mattarella, Graziano Delrio incontrerà a
Pechino l’omologo cinese, insieme al vicepresidente della Commissione nazionale
per lo sviluppo (Ndrc), i responsabili dell’aviazione civile e l’amministratore
delegato della maggiore banca in Cina, la Icbc.
Obiettivo - spiegano al
ministero - è affermare il sistema italiano come partner concreto nell’ambito
dell’iniziativa One Belt One Road (Obor, il megapiano di investimenti esteri
avviato da Pechino nel 2014 ), provando a individuare gli interessi cinesi a
investire nel sistema portuale e logistico italiano lungo quella che è stata
definita “la Via della Seta del 21esimo secolo”: uno snodo di corridoi logistici,
porti e aree industriali che parte dalla Cina e attraversa tutto il continente
euro-asiatico. Una posizione che era già emersa all’inizio di settembre
nell’incontro bilaterale tra l’ex premier Matteo Renzi e il presidente cinese
Xi Jin Ping, e ancora a margine dell’ultimo G20.
Delrio, per conto del
governo Gentiloni, illustrerà la strategia per le infrastrutture e il Piano
nazionale per la portualità, che ha riportato il ministero a un ruolo di
coordinamento degli investimenti strategici. Proprio per questo saranno portate
all’attenzione dei cinesi possibili collaborazioni nei collegamenti aerei e nel
settore infrastrutturale. In particolare, secondo quanto risulta al Secolo XIX,
la delegazione (con Delrio ci sarà il numero uno della Cassa depositi e
prestiti Fabio Gallia, i vertici delle Ferrovie e i rettori dei Politecnici di
Torino e Milano) starebbe valutando se proporre allo staff del ministro Li
Shenglin i sistemi portuali di Genova e Trieste come strumenti strategici di
alimentazione dell’Europa dei traffici provenienti dalla Cina. Su questi due
porti infatti pendono una serie di progetti di massima, elaborati appunto con i
politecnici torinese e meneghino, con la società di consulenza PriceWaterCooper
e la stessa Cdp, che riguardano il corridoio Reno-Alpi e Baltico-Adriatico.
Ora, su Genova-Savona (primo
porto d’Italia, sbocco dell’area più industrializzata d’Europa) l’idea sarebbe
coinvolgere gli istituti finanziari cinesi che già lavorano nella One Belt One
Road (a partire dalla Icbc) su un’opera passiva come la nuova diga foranea ma
anche su un progetto di terminal unico nel bacino di Sampierdarena, creando una
società che oltre l’orizzonte del 2021-22, anno di apertura del Terzo valico,
unisca gli attuali terminalisti con le Ferrovie dello Stato, quelle svizzere
(Sbb) e la Cdp.
È un’ipotesi tutta da costruire, ma il mega-terminal
partecipato dal governo elvetico di fatto aggancerebbe Genova al Corridoio
Reno-Alpi, integrando le aspirazioni della Svizzera (la merce sul territorio
nazionale deve passare solo su treno, secondo il disegno della ministro dei
Trasporti Doris Leuthard) e permettendo a Genova-Savona di strappare quote ai
porti del Nord Europa sul mercato della regione alpina e della Germania. Un
affare da due miliardi di euro: per la Cina ci sarebbe l’opportunità di
investire su un bacino portuale che affianca quattro dei maggiori terminalisti
mondiali (gli stessi cinesi di Cosco, poi Apm, Psa e Msc) con l’impegno dello
Stato italiano definito dalla realizzazione del Terzo valico e della Gronda
autostradale (Dg Concorrenza permettendo). La scelta del governo di presentare
Genova-Savona sarebbe maturata anche d’intesa con la Regione Liguria della
giunta Toti, che da tempo punta sul Corridoio Reno-Alpi insieme a Piemonte e
Lombardia.
Il capitolo triestino è
ancora più ambizioso, perché risponde alle aspirazioni europee di unificare i
porti di Trieste e Capodistria, che nonostante una forte concorrenza hanno
movimentato complessivamente poco più del totale della sola Spezia, ma che insieme,
condividendo le infrastrutture alle loro spalle dedicate alla logistica,
possono davvero diventare il porto della Germania sul Mediterraneo.
Secondo gli
studi, Trieste-Koper - unificata da una ferrovia di 6 chilometri - andrebbe
gestita da un’agenzia europea indipendente, avendo in Divaccia il suo snodo
logistico. La località del Carso sarebbe collegata con una nuova ferrovia a
Monfalcone e alla stessa Capodistria, secondo un progetto da anni accarezzato
dagli sloveni. Valore totale 3 miliardi, che potrebbero sollecitare l’interesse
cinese. L’intesa Italia-Slovenia è da tempo sollecitata dalla commissario
europeo ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc. Progetti coraggiosi, come
richiesto in Cina. Se davvero emergeranno dalla carta, si saprà in pochi giorni.
Cosa prevederebbe questa intesa Italia-Slovenia sollecitata dalla signora Violeta....?
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